Un inno all’amore,alle donne,ad Istanbul… MUFFIN ALLE ROSE

E’ la mia seconda ricetta per l’MTC …e già dal 6 novembre sapevo esattamente che questo sarebbe stato il MIO romanzo….’Rosso Istanbul’ di Ferzan Ozpetek…

 

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E’ il mio regista preferito…e lo adoro…lui trasmette atmosfere ..parole…luci e colori che vanno oltre lo schermo…e ti arrivano dritte allo stomaco….mi commuove la sua malinconia…il suo esser delicato…la sua ironia….io ho amato tutti i suoi film…forse qualcuno più di altri…ma tutti mi hanno catturato l’anima…

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In questo preciso istante sta piovendo…ho acceso il caminetto e la pioggia col suo ticchettio sui vetri mi fa compagnia…sto pensando che è la classica atmosfera per scrivere di  Ferzan   e del suo primo libro…per immergermi ancora una volta in quella nuvola ovattata che è il suo mondo…fatto di nostalgia .. di amore…di colori…di ricordi…di sapori…e soprattutto di passione per la Vita…

 ‘Rosso Istanbul’ è fondamentalmente un libro sull’amore, nelle sue mille sfumature…sulla vita che scorre…e sul suo senso …

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Infatti il romanzo …che vuol essere un atto d’amore verso la madre (la stupenda donna della foto della copertina del libro)…finisce per essere un contenitore magico di tanti amori, senza distinzioni di sesso, di età, di tempo. Nemmeno di numero, perchè, come lei gli ha insegnato, si può amare anche due persone allo stesso tempo, senza tradire nessuno. E’ l’amore che sceglie: PUNTO!

«Mia madre ha avuto due mariti, il primo molto charmant, gran donnaiolo. e il secondo, mio padre, raffinato e imprevedibile: citava le poesie di Hikmet, dissertava di Steinbeck e di Hemingway e dieci minuti dopo poteva prenderti a schiaffi. Mamma e le sue amiche non predicavano nessun tipo di emancipazione ma la praticavano».

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L’improvviso ritorno nella sua casa a Istanbul…accende  uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica….del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo… della nonna, raffinata “principessa ottomana”…delle “zie”, delle amiche della madre, assetate di vita e di passioni…della fedele domestica Diamante…

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Oppure del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati…del profumo di tigli e delle estati languide, che non finivano mai, sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto.

“Dopo Istanbul ho amato molti mari. […] Ma il mare che porto dentro, come un sasso levigato dall’acqua e raccolto sulla riva, è quello della mia adolescenza. E’ il Mar di Marmara. Uscivo di casa, con l’asciugamano al collo, attraversavo il giardino e andavo al mare a piedi. C’era una piccola baia dove potevamo noleggiare le barche a remi. C’erano i quattro ragazzi che affittavano le barche: il venditore di kofte, le polpette di carne. E c’era lui, Yusuf”.

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Ritornare è ripercorrere le strade di un tempo ….il glicine viola della villa dei vicini..il vecchio cinematografo Emek con le sue poltroncine di velluto…i dolci della pasticceria Baylan a Kadikoy….e respirare la malinconia dell’assenza…la sua casa con le stanze magicamente più grandi e vuote…in penombra…e farsi pervadere da una dolce amarezza… rivivere le emozioni di un passato ancora presente attraverso le immagini sbiadite della memoria…del tempo…un viaggio interiore per rimettere assieme o forse scoprire frammenti di emozioni ancora vive ….e dare ai ricordi e alle cose il loro giusto significato…

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Ho rivisto diversi pezzi dei suoi film che ho amato in questo libro…ho rivisto una verità che ci appartiene …perchè i ricordi e dare loro la giusta collocazione nella nostra anima fa parte del nostro percorso di vita..

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Istanbul trattiene Ferzan….vorrebbe tornare a Roma…ma il presente e i suoi mille eventi a sorpresa lo travolgono in modo inaspettato….una telefonata, un incontro, un graffito sul muro…un dolore…una gioia…la vita….

 

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E così la sua storia si intreccia con quella di LEI.. di una donna…come in un flashback il romanzo si snoda su due storie parallele che poi convergeranno…  Sono partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi.

Ma  Istanbul  cambierà per sempre la vita di LEI… Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna inesorabilmente si sfioreranno

E l’amore per la sua Istanbul ed i suoi tramonti tornerà in modo viscerale …come in un rendez – vous (cantava Paolo Conte….)…in modo sorprendente…nuovo ma antico e conosciuto

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Ecco per me è una rosa rosa il simbolo di questo libro…non rosso come ci si potrebbe aspettare…bensì rosa …tenue … delicata e sfaccettata …come l’animo di Ferzan…come la sensibilità di sua madre…rosa come una delle sfumature dei tramonti di Istanbul…come il significato del suo nome  «l’ultima luce del tramonto»…intenso e persistente…come il profumo di una rosa…come le donne della sua vita …

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Ho scelto un muffin alle rose..un muffin delicato..un muffin al femminile…dedicato all’harem casalingo di Ferzan…e alla LEI del romanzo….un muffin con ingredienti della cucina turca…dove la marmellata di rose…lo yogurt…la deliziosa frutta secca…il miele… la farina di mandorle e di riso… e l’olio delicato … si fondono assieme creando una delizia orientale dal sapore delicato e morbido….un muffin ricco e frutto delle origini turche…dell’impero ottomano…di un popolo che è entrato in contatto con culture e luoghi diversi…

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MUFFIN alla rosa

Ingredienti

100 gr di farina 00

50 gr di farina di riso

50 gr di farina di mandorle

4 gr di lievito

un pizzico di bicarbonato

un cucchiaino di gelatina biologica di rose per ciascun muffin

3 cucchiaini da tè di acqua di rose (acqua di rose: lavare velocemente i petali e fare attenzione che non ci siano degli insetti. Mettere i petali in una pentola e aggiungete dell’acqua appena per coprirle. Portare ad ebbolizione senza far bollire, mescolare bene, coprire con un coperchio e lasciare in infusione per 1 ora affinchè i petali perdono il loro colore. Filtrare l’acqua di rose attraverso un colino, trasferire nei barattoli di vetro a chiusura ermetica e conservare nel frigo )

miele di acacia 80gr

50 gr di latte

50 gr di yogurt intero naturale

mandorle tritate

pistacchi in granella

boccioli di rosa essiccati

olio di riso 100 gr

 

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Procedimento

Setacciare gli ingredienti secchi in una ciotola capiente.

Sbattere gli ingredienti umidi in una ciotola a parte.

Inserire gli ingredienti umidi nella ciotola degli ingredienti secchi.

Mescolare il tutto. Aggiungere le mandorle.

Mettere nello stampo un cucchiaio abbondante di impasto e poi aggiungere un cucchiaino da tè di marmellata di rose ed infine aggiungere l’impasto fino al bordo dello stampo.

Cuocere in forno caldo a 180°C (inizialmente 190°C e poi abbassare) per 20-25 minuti (fate la prova dello stecchino)

Decorazione:

Spennello la cupola con del miele , dopodichè ci aggiungo la granella di pistacchi (che simboleggerà il prato) e sopra adagerò il mio bocciolo di rosa essiccato.

Note:

Assaporate i vostri muffin  con un tè nero alle rose home made …in una teira orientale vintage…davanti al fuoco che scoppietta e fa compagnia …con un buon film di Ferzan in dvd…I MASSIMO

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Tè nero homemade:

Ingredienti per 100g di tè

6 rose profumate

100 g di tè nero

qualche goccia di essenza di rose per uso alimentare (in erboristeria)

1) Staccate delicatamente i petali dalle rose, lavateli velocemente sotto un getto gentile di acqua fredda, asciugateli con carta assorbente da cucina.

2) Sistemate i petali, ben distanziati, su un telo di cotone ben pulito. Coprite con una rete sottile (io utilizzo un pezzo di zanzariera) e fissate quest’ultima con delle mollette da bucato.

3) Lasciate essiccare le rose in un luogo fresco e arieggiato per un tempo che può variare da alcuni giorni a qualche settimana. Dipende dallo stato delle rose e dal clima.

4) In una ciotola, riunite il tè, i petali di rosa che sbriciolerete leggermente con le mani, mescolate con un utensile di legno.

5) Profumate con l’essenza di rose e mescolate nuovamente. La quantità di essenza di rose dipende dal profumo dei fiori utilizzati e dal gusto personale. Io tendo a non esagerare, 3-4 gocce sono per me sufficienti.

6) Chiudete il tè così aromatizzato in una scatola di latta e sigillate bene.

 

Con questa ricetta partecipo all’MTC

bANNER mUFFINS

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

http://diariodiunadipendenza.blogspot.it/2014/07/recensione-rosso-istanbul-di-ferzan.html

http://www.lastampa.it/2013/11/04/cultura/tuttolibri/ferzan-ozpetek-non-si-dimentica-il-primo-amore-nella-rossa-istanbul-DkhBeuNp3NNp1ukjuKOCaI/pagina.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Ferzan_%C3%96zpetek

http://www.scoprireistanbul.com/magazine/rosso-istanbul-di-ferzan-ozpetek/

http://www.istanbulturchia.it/cosa-mangiare-istanbul/

http://www.allaboutturkey.com/ita/mutfak.htm

La cucina turca di Carla Coco, ed. Sonda

Rosso Istanbul, di Ferzan Ozpetek ed.Mondadori “Strade Blu”

Un muffin…” Dolce come il cioccolato”

Non lasciatevi ingannare dal titolo…il muffin della mia ricetta è un muffin salato …assolutamente messicano…e caliente…

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In linea con la sfida di questo mese lanciata da MTC ho  seguito le dritte della FRANCI affinchè il mio muffin potesse essere  ‘un piacere degli dei’…

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Il romanzo è di Laura Esquivel e si intitola ‘Dolce come il cioccolato’…posso assicurarvi che è dal 6 novembre che penso ai miei due muffin e ai miei due romanzi…e dal primo momento ho sentito dentro alla mia pancia…al mio cuore e alla mia mente : i due romanzi sarebbero stati LORO….

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Questo è il primo muffin e la mia prima ricetta….l’ho scelto di getto…perchè molti sono i testi a cui potevo ispirarmi..ma mai romanzo è stato cosi adatto ad un MUFFIN…

e badate bene non perchè il romanzo sia intriso di ricette …ma perchè la storia è morbida..calda…sensuale..avvolgente…rustica…intensa…esattamente come è la mia idea di MUFFIN …

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Sono i tempi della rivoluzione di Pancho Villa. Soldati e fuorilegge devastano le brulle terre del Messico. In una fattoria nascono, vivono e soffrono generazioni di donne. Ed è una storia costruita su di loro, sulle diverse figure femminili che costituiscono il cuore pulsante di un mondo desolato, le cui vite si elevano per mezzo della cucina e della fantasia.

“Il brutto di quando si trita la cipolla non è piangere, ma non smettere di piangere”

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Tita (la protagonista) viene spinta al mondo da un impressionante fiume di lacrime… originato dall’odore pungente delle cipolle che la madre affettava in gravidanza.

L’intenso legame con la cucina scaturisce, quindi, già dal grembo materno e così sarà per sempre. Ogni istante vissuto seguirà l’odore del timo, dell’alloro, del coriandolo, della cipolla e di tutti quegli aromi provenienti dall’ambiente caldo e protettivo della cucina.

Pedro e Tita si innamorano , ma Tita (secondo una tradizione messicana) essendo l’ultima delle tre figlie non potrà sposarsi … dovrà accudire la madre(l’odiosa Elena) nella sua vecchiaia.

Cosi Pedro accetta di sposare la sorella Rosaura….pur di stare vicino a Tita…

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L’unica consolazione per Tita è la cucina che avvolge con tutti i suoi sentimenti repressi, come quella matassa di lana che giornalmente trasforma in una interminabile coperta.

Nell’impossibilità di esprimere apertamente i propri sentimenti all’innamorato, Tita utilizza un mezzo insolito per comunicare con lui: il cibo. Cresciuta praticamente in cucina, affidata alle cure affettuose di Nacha, la domestica, Tita è infatti esperta nell’arte culinaria e riesce a preparare piatti elaboratissimi dai poteri magici più svariati, che esaltano sempre più la passione amorosa di Pedro.

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‘… L’odore delle mandorle abbrustolite..il baccano delle pentole, la melodiosa voce di Tita che cantava cucinando, avevano risvegliato nuove sensazioni in Pedro . E così, come la vicinanza con l’essere amato, il suo odore, le carezze dei giochi d’amore, preannunciano all’amante il momento dell’intima unione, così questi suoni e questi odori, soprattutto quello del sesamo tostato, preannuciavano a Pedro il momento di un profondo piacere culinario.”

L’ultima speranza di Tita di una vita davvero felice, lunga come quella coperta di lana che ha realizzato nelle sue solitarie notti di gelo interiore, si spezza per ironia della sorte. E allora quella passione interna che la divora è pronta ad esplodere, infiammando dal di dentro per poi bruciare tutto quello che le è vicino. Fiamme danzanti, devastanti e liberatorie allo stesso tempo s’innalzano sul suo e sul corpo dell’amato.

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“…una scatola di fiammiferi dentro di noi. Solo che abbiamo bisogno dell’ossigeno per accenderli. Il respiro, la parola, il sorriso della persona giusta a fungere da detonatore per l’esplosione dell’anima. Uno alla volta, altrimenti si produce uno splendore luminosissimo che illumina il tunnel che ci riporta alla perduta origine divina”

Solo un libro scritto a mano…si salverà dall’incendio devastante….un libro di ricette  d’amore…un libro di odori e sapori

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Ogni capitolo inizia con una ricetta…e ogni ricetta porta uno stato d’animo di Tita …

Pagine indimenticabili di pianti o risate collettive in seguito a banchetti cucinati con Nacha o con Chencha…all’insegna della gioia o della malinconia e dell’angoscia…

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Quindi in questo libro si insinua il pensiero ricorrente che l’umore di chi cucina passi attraverso il cibo e che venga assorbito da chi poi lo mangia.

Ok …è solo un libro…e per giunta messicano … ambientato nei primi del novecento in un ranch sul Rio Grande…ok ok..

Forse l’autrice lo ha reso un pochino surreale…ok …MA IO SONO CONVINTA che se, quando impastiamo, tagliamo o cuociamo, nutriamo pensieri d’amore per i destinatari delle nostre prelibatezze, quel che faremo sarà più buono e unico.

E’ una mia personale teoria…che però ha radici lontane …il rapporto donna-cibo è antico, il nostro desiderio di nutrire è radicato in noi…sin dal rapporto primordiale con il latte materno…

Non sono una vera cuoca…ma amo preparare del buon cibo…e possibilmente prepararlo con cose buone e fatte con amore…non ci vuole molto…ma anche no…cioè dobbiamo esserci portati…bisogna amare gli altri…volere la loro felicità..aver voglia di dare..questo serve per cucinare..

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e poi ci vuole TEMPO….cucinare con lentezza…magari con un bicchiere di vino… della musica in sottofondo…una luce soffusa…e un piccolo fiore in cucina…perchè no?…allontanando lo stress…rendere unico quel momento…è RIGENERANTE…e assolutamente appagante…è come immergersi in una terapia a tutto tondo…..dove curare, accudire, amare se stessi e gli altri con il cibo diventa pura essenza di benessere…è un coccolarsi l’anima…attraverso l’atto del cucinare…

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Ed adesso (finalmente direte voi) arrivo al mio muffin…ehhhhhhhhh ci ho studiato su…ho fatto delle ricerche sulla cucina messicana…ho consultato libri…e ho compreso meglio  il senso del  libro della Esquivel…

la maggior parte dei piatti messicani fa parte di un patrimonio che viene tramandato dalle nonne alle madri, alle figlie e infine alle nipoti…per i messicani l’arte culinaria è un vero e proprio dono del cielo…

Il cibo Messicano è come un crogiolo di cucine… E’ iniziato con i gusti indigeni e poi si sono aggiunte influenze da Spagna, Europa, India e anche dalla Cina…

il mio muffin si basa su queste ricerche e su ingredienti cucinati ed usati in Messico…rielaborando le ricette di Tita…e attenendomi al cibo tradizionale…ricco di colori e sapori intensi…

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  MUFFIN SALATO del ‘Buen trabajo’

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Ingredienti

carne di manzo macinata (una piccola manciata) nel film tratto dal libro si vede Nacha che macina la carne

due cucchiai cipolla bianca

peperoni (giallo, rosso e verde)

peperoncino (fresco)

fagioli rossi (messicani in barattolo di vetro)

due cucchiai noci (5)

timo

origano

sesamo

sale

pepe

olio di semi di girasole bio 100 gr (in Messico si usa  l’olio ma di semi e di solito di girasole)

farina di mais  100 gr

farina 00  100 gr

lievito 4/5 gr

bicarbonato di sodio un pizzico

latte intero 100 ml

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PROCEDIMENTO

Mettere gli ingredienti secchi setacciati in una ciotola. Poi in un’altra ciotola inserire tutti gli ingredienti umidi. Mescolare bene , perchè dopo quando li unirete si mescoleranno il meno possibile e velocemente si inseriranno nel forno, affinchè la lievitazione si attivi perfettamente.

Quando unite la parte umida alla secca unirete anche il macinato (fatto soffriggere con una cipolla , olio sale e pepe), i peperoni tagliati a dadini (fatti abbrustolire precedentemente e tolta la buccia), i fagioli messicani, le noci e le spezie.

Mettere in forno precedentemente riscaldato a 190 °C e poi abbassato a 180°C (una volta inserita la teglia dei muffin), per circa 25 minuti.

Mentre i muffin cuoceranno la vostra cucina sarà inondata da un odore incredibile…forse Tita era nella mia cucina oggi pomeriggio…e ovviamente affettava cipolle per i miei muffin…e per l’MTC…chissà…

Ho servito i miei muffin con due contorni…patate lesse accompagnate con salsa guacamole fresca….e dell’insalatina del contadino mista condita con sesamo e olio di girasole , sale e pepe macinato al momento…una goduria messicana !!!

8   Con questa ricetta partecipo all’MTC n. 43

bANNER mUFFINS

 

 Fonti:

http://www.cucinamessicana.net/ingredienti-usati-nel-cibo-messicano

http://www.lankelot.eu/cinema/arau-alfonso-come-l-acqua-per-il-cioccolato.html

La cucina messicana di M. Villafuerte, ed. Le lettere

Kitchen in Love di V. Benatti, ed. Gribaudo

Dolce come il cioccolato di L. Esquivel, ed. Garzanti

Autunno è…. una PUMPKIN PIE morbida e speziata.

New York …così diversa dal resto del paese,cosi vitale e caotica…frenetica…un melting pot allo stato puro…

spezie..odori e sapori di più tradizioni mischiate assieme…

 

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io amo le pies,mi sanno tanto di ‘ammericano’,di nonna papera…di buono

Questa torta è un classico del giorno del Ringraziamento espressamente cucinata da una maestra pasticcera new yorkese doc…Sara Jane Crawford

Io non sono mai stata a New York in autunno, dicono sia stupenda…

Non oso immaginare come la cucinerebbero da ‘Bakeri’ a Williamsburg, Brooklyn, dove ci sono passata lo scorso luglio,un posto che amo particolarmente di uno stile vecchia America gestito SOLO da donne…e curato sin nei minimi dettagli…

 

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Cosi questa domenica mi son coccolata…con questa delizia…e con una zucca arrivata direttamente dall’orto…sulla mia tavola…

 

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PUMPKIN PIE

per una torta da 24 cm

Pasta brisè

100 gr di burro freddo tagliato a dadini

200 gr di farina

una punta di sale

60 ml di acqua fredda

1 cucchiaino di succo limone

 

FARCITURA

2 uova medie

100 gr di zucchero di canna grezzo

100 ml di sciroppo di acero

280 ml di panna liquida

420 gr di zucca in purea

1 cucchiaino di cannella in polvere

1 cucchiaino di zenzero in polvere

1/2cucchiaino di noce moscata in polvere

 

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PROCEDIMENTO

Usate un robot da cucina. Formate una palla e fatela riposare in frigo per 1 ora.

Scaldate il forno a 180°C.

Sbattete le uova e lo zucchero. Incorporate il resto degli ingredienti della farcitura e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo.

Stendete la pasta , bucherellate il fondo e adagiare la farcitura. Infornate e lasciate in forno per circa 40 minuti.

Lasciate raffreddare e montate della panna con zucchero vanigliato bio. Servitela con un ciuffo di panna montata: DIVINA!!!!

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Note. Le dosi le ho seguite un pò ad occhio. In base all’impasto e alla sua doratura. Ho seguito le regole per una comune pasta brisè. Ho messo meno zucchero, mentre la zucca l’ho usata tutta. Per fare la purea di zucca ho messo in forno i pezzi di zucca puliti e infornato per circa 1 ora, fino a quando la zucca risulterà morbida. Frullate nel robot e riducete la polpa in purea. La mia polpa risultava liquida e così l’ho fatta scolare per una notte in frigo in un colino foderato da un tovagliolo di cotone grezzo.

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Buona domenica a chiunque passi di qua….