Crostata di fichi e noci per “Seguilestagioni” di Settembre

Zia Irene è vissuta fino all’età di 94 anni a Orciano Pisano, paese di campagna a pochi chilometri da Pisa, e la cucina della sua casa è quella rimasta più impressa nella mia memoria di bambina.Al centro c’era un lungo tavolo in marmo bianco, con tante sedie di legno intorno. Una grande finestra dava sul giardino interno. Sopra la credenza in legno scuro, erano appesi tanti piatti d’ottone.

 

Ricordo i profumi, sempre uno diverso dall’altro, secondo quello che veniva cucinato seguendo il ritmo delle stagioni. C’era il periodo dei pomodori per la conserva, dei prodotti dell’orto da mettere sott’olio e il periodo della raccolta della frutta da conservare in cantina per l’inverno.

 

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So con certezza che in quella grande stanza è nato il mio amore per la cucina e i suoi riti. E’ lì che ho appreso dalla zia e da mia nonna i rudimenti di questa arte magica. La zia aveva un magnifico albero di fichi e ad inizio settembre, quando il gran caldo li aveva fatti maturare nel modo migliore e la dolce goccia si affacciava al di sotto del frutto, era il momento della loro raccolta. Questa operazione è molto delicata, i frutti devono essere staccati uno ad uno e depositati in un cesto largo senza sovrapporli. L’albero della mia infanzia era grande, con rami molto intricati e si adagiava mollemente sul porticato, come fosse stanco e vecchia la sua storia, ma i suoi frutti erano dolcissimi e adatti per una marmellata da ricordare in inverno in vari modi.

 

 

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     Marmellata di fichi

3 kg di fichi acquistati dal contadino

1 limone grosso

600 gr di zucchero di canna

Lavare i fichi e tagliare il picciolo. Dividere il frutto in 4 spicchi senza togliere la buccia.

 

Grattugiare la scorza del limone e spremere tutto il suo succo. Cuocere a fiamma bassa per qualche minuto ed aggiungere lo zucchero continuando a mescolare. Cuocere per circa 40/45 minuti e passare il composto al minipimer grossolanamente

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   Invasare la marmellata calda in vasetti precedentemente sterilizzati. Chiudere il vasetto e lasciar raffreddare capovolgendo il barattolo (per creare il sottovuoto).
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Pasta frolla
220 gr di farina bianca 00
125 gr di burro
70 gr di zucchero
1 uovo
scorza di 1 limone grattugiata fine

Metti in una ciotola la farina setacciata, lo zucchero, il burro fatto a tocchetti, l’uovo e la scorza di limone. Impasta bene per 4 – 5 minuti, raccogli l’impasto in una palla omogenea e lasciala riposare 30 minuti in frigorifero avvolta in un foglio di pellicola.

Stendi la pasta con un mattarello sino a che avrà lo spessore di mezzo centimetro, usala per rivestire uno stampo per crostate con bordo amovibile (da circa 28 cm). Bucherella il fondo con una forchetta, poi metti in freezer per 15 minuti.

 

 

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Crostata di marmellata di fichi e noci

Riscalda il forno a 180°C.

Rivesti la superficie della torta con un foglio di carta forno e stendi la frolla.

Riempi la base della torta con la marmellata di fichi e qualche gheriglio di noce.

Inforna e cuoci per circa 18 – 22 minuti, sino a che sarà appena dorata.

Togli dal forno, lascia raffreddare completamente e poi togli la torta dallo stampo.

 

Lista della spesa di SETTEMBRE per #SEGUILESTAGIONI

 

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Ecco le amiche che questo mese partecipano a questo appuntamento:

Alisa – Alise Home Shabby Chic
Anna- Ultimissime dal forno
Lisa- Lismary’s Cottage
Lucia- La gallina Rosita
Miria – Due amiche in cucina
Simona- Pensieri e Pasticci
Maria- La mia casa nel Vento
Susy- Coscina di Pollo
Beatrice- Beatitudini in cucina

Ci potrete trovare anche su Pinterest e sulla pagina Fb di Seguilestagioni….vi aspettiamo!

Testo liberamente tratto da ‘Storie in cucina. Ricordi, racconti e ricette’ di Caterina Stiffoni ,‎ Gianni Berengo Gardin (Autore)

Torta di noci con crema al caffè

In una tazzina c’è molto più di una bevanda forte e stimolante. C’è un Paese , il nostro , l’Italia che ha conquistato il mondo con un gesto.

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Per gli italiani , la vita senza l’espresso sarebbe inconcepibile; dal caffè del mattino all’ultima tazzina della sera, prendere un caffè è un rito che si tramanda di generazione in generazione, uno stile di vita unicamente nostro. Ho viaggiato e il caffè mi ha sempre accompagnata. Ho storie legate ad esso, ricordi, odori sapori dove mi riconosco e riconosco la storia della mia famiglia e le nostre abitudini. Ricordo come beveva il caffè mio padre, mio nonno o mia suocera, le loro preferenze e il modo di mettere la bocca alla tazzina, chi lo preferiva amaro e chi assolutamente nel bicchiere di vetro, o chi aggiungeva del latte solo un goccio…o come mio nonno che lo adorava con la sambuca.

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Ingredienti
Noci tritate = gr 250 + qualche gheriglio
Zucchero = gr 250 + gr 50 per caramello + 2 cucchiai di acqua
Uova = 5
Farina = 2 cucchiai
Lievito per dolci = 2 cucchiaini
Burro = gr 200
Zucchero vanigliato = gr 200
Caffè una piccola moka + qualche chicco intero
Cacao e zucchero a velo

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Procedimento
Sbattere due uova con lo zucchero fino a quando sbiancano, mescolare le noci con la farina ed il lievito ed incorporare delicatamente. Versare in due stampi quadrati o rettangolari, foderati con carta da forno, cuocere in forno a 160° per 20 minuti circa (la carta si deve staccare dai bordi).
Lasciare raffreddare.
Tenere il burro fuori dal frigo per almeno due ore , mescolarlo con lo zucchero vanigliato ed aggiungere il caffè tiepido, incorporare bene e mettere in frigorifero per una mezz’ora.
Togliere la carta ai due dolci di noci, spalmare la crema al caffè su uno e rovesciarci sopra l’altro. Rimettere in frigo. Poco prima di portare in tavola tagliare a quadratini, spolverizzare con zucchero a velo e cacao amaro, disporre su un vassoio di portata e decorare con un gheriglio di noce e un chicco di caffè (uno per quadratino), preparare un poco di zucchero caramellato e farlo sgocciolare formando un reticolato sul dolce.

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Note: Lo ammetto mi son dimenticata di fare il caramello…che a dirvela tutta rende questo dolce altamente scenografico…

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Con la ricetta della torta di noci cn la crema al caffè partecipo al contest “Sedici, l’alchimia dei sapori“, con l’abbinamento caffè e noci.

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Maiale in casseruola al miele di castagno

Ed eccomi presente alla nuova sfida n. 54 dell’mtc. La scelta di Eleonora Colagrosso e Michael Meyer del Blog Burro e Miele è stata IL MIELE!!!!!

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Il miele questo adorato alimento divino nasce tra miti e leggende, ci riporta alla notte dei tempi e tornano alla mente i luoghi sacri in cui il miele scorreva a fiumi. Come al solito mi sono messa a studiare cercando in diversi testi e acquistando un nuovo libro sul miele. Io parto sempre così…poi piano piano le idee si fanno più chiare e la ricetta  appare lentamente e in modo chiaro…mischiando ingredienti , sapori e odori che amo di più…alla ricerca della ricetta perfetta…

 

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Il libro che mi ha ispirata è di Franco Cardini, l’Appetito dell’imperatore . In questo libro si narrano storie e sapori della Storia.
A pag 139 troverete un brano dal titolo, In viaggio verso Praga . Il protagonista è Mozart …il quale attraversa ,in una carrozza color arancio e oro , il paesaggio boemo assieme a sua moglie. Egli si inebria di odori antichi suscitati da Praga: odore dei suoi achimisti ebrei, di panna acida e di mele acerbe, di vecchio grano riposto in capaci cassoni, di vino caldo.

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I due protagonisti sono stanchi, affamati e infreddoliti quando a sera tarda giungono ad una locanda . Non mi dilungo sui particolari dello scherzo di Wolffie, del timore di Konstanze, sull’accoglienza e la festa in onore del musicista.

L’atmosfera della cena è stupenda…zuppa d’orzo con speck e patate servita con kirsch, maiale in casseruola al miele e infine crèpes alle mele .
Ecco la mia ricetta MAIALE +MIELE!!!

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‘Wirditz fece di nuovo la sua comparsa attraverso il vano di servizio. Stavolta, letteralmente avvolto dei fumi odorosi che si innalzavano da un gran vassoio d’argento, era trionfante come un dio cacciatore. “MAIALE IN CASSERUOLA AL MIELE!” annunziò stentoreo : gli rispose l’applauso dei suoi ospiti. Il piatto di portata venne deposto al centro del tavolo, e fu il barone in persona a servire i suoi commensali….”

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Quindi mi è stato chiaro MAIALE MIELE NOCI….nella ricetta originale c’è della fecola di patate, della panna…

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Ed ecco la mia ricetta, riesumata da un vecchissimo Sale e Pepe….
MAIALE IN CASSERUOLA AL MIELE DI CASTAGNO
Ingredienti:
1 kg di arista di maiale disossata
4 cucchiaiai colmi di miele di castagno
4 cucchiai di senape rustica in grani
2 grossi spicchi di aglio
4 foglie di salvia
4 cucchiai di aceto di vino bianco
Olio extra vergine di oliva
Sale e pepe bianco

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Procedimento
Mescolare in una ciotola l’aceto, il miele, la senape e un pizzico di sale. Scaldate l’olio in una pentola di ghisa (ideale per cotture lente) , aggiungete l’aglio leggermente schiacciato e le foglioline di salvia. Rosolare la carne a fiamma alta per alcuni minuti, girandola di tanto in tanto . Rosolate la carne a fiamma alta per alcuni minuti. Ponete la carne in forno spennelandola con la salsa al miele. Cuocetela a 180° per circa un’ora, girandola di tanto in tanto e spennellandola più volte durante la cottura.

Fate riposare la carne una decina di minuti.

Filtrate il fondo di cottura e allungatelo con la salsa al miele rimasta, insaporite con un pizzico di sale e pepe . Lasciate cuocere la salsa a fuoco dolce per una decina di minuti.

 

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Come contorno ho utilizzato del radicchio con noci, miele , olio toscano e dell’aceto balsamico bianco.

Con questa ricetta partecipo alla sfida MTC

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Un romanzo, un dolce ….e la storia di una donna armena

Questo post nasce per il contest  di Angela 

un contest che ho subito adorato visto che parla di libri e dolci…

ho immediatamente pensato a questo libro …’Le stanze di lavanda‘ di O. Khayat..non chiedetemi perchè…visto che è un libro dove non si accenna minimamente al cibo…

viene citato solo una volta un dolce: una charlotte di fragole per il compleanno della sorellina della protagosnita ,Lucine, come la chiamava il nonno…

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E’ un romanzo che parla di una nonna (Lucine appunto) che narra alla nipote Joraya la sua vita , una vita mille volte dispersa….

Narra la tragedia della sua ricca famiglia armena, della sua infanzia dorata e felice fatta di mille baci all’odore di lavanda …l’odore di sua madre…

ma il suo paradiso va in frantumi ….la sua famiglia viene distrutta dai Turchi e per lei e la sua sorellina  Marie …inizia un’odissea segnata da marce forzate, umiliazioni e crudeltà. E’ la diaspora, che porterà gli armeni a perdersi nel mondo…

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Lucine e’ una donna dilaniata dal dolore eppure vive e palpita e soprattutto RICORDA…i ricordi le appartengono forse più delle parole….sono tante fragili tracce impresse dentro di lei..

…. dentro di noi…

Questo libro me lo consigliò anni fa la mia amica Serena…una donna siciliana nell’anima…un’anima troppe volte graffiata dal dolore…è una donna dai capelli corvini e dalle labbra color rosso ciliegia…ha gli occhi da lupa, che ti scrutano dentro….e una rara capacità di tolleranza, soprattutto con se stessa…

Lei conosce bene il senso del ricordo…

In fondo è radicato in noi…e i nostri cari vivono attraverso noi…attraverso i nostri flash back che, come in un film, si presentano puntuali …senza che tu possa prevederli…una canzone..un odore…un sapore e loro ti fanno compagnia…nel tempo ..superato il dolore lanciante …quando il dolore si affievolisce …ti danno anche gioia…una gioia fugace e intensa…e quando il ricordo finisce …finisce quell’attimo e ti lascia una malinconia che fa parte di te..convivi con lei…e ti è diventata amica…

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Per la scelta del dolce mi sono basata  sulla tradizione armena…volevo un dolce del ricordo…un dolce carico di tradizione….un dolce che potesse attraversare la cultura di un popolo

la Paklava mi ha colpita…un dolce simile ad una sfoglia alle noci… viene anche chiamato ‘dolce del deserto persiano’..di fatto è una ricetta ampiamente diffusa sotto influssi arabi, turco-armeni, greci e balcanici….

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viene citatao da Aznavour in un’intervista di molti anni fa… nel libro ‘Caffè Babilonia’ e nella ‘Cucina color zafferano’…

un dolce che attraversa l’impero ottomano e oltre…l’Asia Centrale…

un dolce che parla di stirpi …avvicendate nel tempo…parla di acqua di rose seducente e avvolgente.

Viene servito con un tè speziato…anch’esso assolutamente tipico della tradizione del popolo armeno…

…. e siccome i piatti sono memoria ho voluto creare un dolce che fosse un insieme di emozioni e sensazioni..in onore di un ricordo…

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Gli ingredienti sono gli stessi della paklava…ma rielabrata da me …in funzione del romanzo…ho sostituito alcuni ingredienti con altri per rievocare le stanze dall’odore di lavanda…un dolce per Lucine..per noi tutti…perchè l’odore di lavanda ci accompagni nei nostri ricordi…il sapore di lavanda ci rincuori…e la sua consistenza ci rassicuri… morbida e solida allo stesso tempo…perchè così sono le nostre radici..

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La Paklava è un dolce armeno antico e tradizionale, veniva preparato nel periodo della Quaresima…Una catasta di fogli di pasta fillo annegate in un oceano di sciroppo alle rose e nascoste sotto un letto di noci, pistacchi e mandorle tritate…miele e burro….

ma il mio dolce può non avere  il sentore di lavanda?….

non ho trovato la pasta fillo…ed allora ecco la mia versione personale

con BURRO, NOCI, PISTACCHI, MANDORLE e yogurth denso.

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Dolce del ricordo

Ingredienti

200 gr di zucchero di canna

4 uova

200 gr di farina Petra per dolci lievitati

125 gr di yogurth alla vaniglia bio

50 gr di pistacchi

50 gr di noci

50 gr di mandorle

125 gr di burro non salato

1 bustina di lievito

Procedimento

Sgusciate le uova e versatele in un contenitore, unite lo zucchero e montate fino ad ottenere un composto cremoso e soffice.

Setacciate la farina e il lievito e aggiungeteli alle uova.

Unite il burro e lo yogurth fino ad ottenere un composto omogeneo (io ho usato il KA ed ho aggiunto il burro freddo tagliato a dadini).

A questo punto riducete a pezzettini la frutta secca nel mortaio.

Unire i pezzettini al composto.

Ungere la teglia con burro e spolverare di farina.

Infornate a 160° per circa 1 h. (ovviamente dipende dal vostro forno, fate sempre la prova dello stecchino).

Guarnite con un velo sottile di zucchero a velo e con parte del composto che avete ridotto a pezzettini nel mortaio (mandorle, pistacchi, noci).

Per servire la torta ho creato una panna con semini secchi di lavanda e olio di lavanda per uso alimentare (una goccia per 200 ml di panna liquida) e usato lo zucchero zucchero vanigliato (buonissima).

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Anche la torta è buonissima , un misto fra torta paradiso e torta rustica integrale.

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Ho servito la torta con la panna accompagnata da un HAMEMOV  TEY un tè speziato della tradizione armena.

5 cucchiaini di tè a vostra scelta

6 tazze di acqua

4 chiodi di garofano

1 stecca di cannella

3 grani di pepe di Giamaica

1 cucchiaio di succo di limone

Fate bollire l’acqua con le spezie per 10 minuti. Filtratela, unite il succo di limone e riportatela ad ebollizione.

Mettete il tè in un colino, appoggiatelo sopra una teierae versate sopra l’infuso di spezie.

Servita a parte con miele di lavanda.

Con questa ricetta partecipo al contest C’era una torta

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Macedonia invernale al forno

Ho ricominciato ….il lavoro…la famiglia..la casa…tolto gli addobbi di Natale….

e mi lamento…mi lamento di una vita troppo frenetica..ma in fondo è la MIA vita e diversamente non saprei fare…

il mio rifugio..la mia casa …laddove si trova il mio cuore…il mio punto fermo…gli affetti..le radici..

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ha cambiato atmosfera…tutto bianco…giacinti alla finestra sbocciati …candele bianche..divano panna…ho cambiato posto alle orchidee…quelle sfiorite…e con più luce stanno rigenerandosi ….e i boccioli sono pronti a fiorire…in questo istante li osservo e sono il mio orgoglio…in mezzo una gigantesca lanterna la fa da padrona…non ho freddo…ma so che arriverà e lo attendo trepidante…ho voglia di sentirlo …ho voglia di ghiaccio …di scaldarmi al tepore di un plaid…un libro..un film…il freddo impone la calma..il rallentare..il godere dei piccoli attimi nel tuo rifugio…

Nel frattempo vi voglio offrire una macedonia…calda…possibilmente da gustare con gelato alle noci…

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una macedonia tipicamente invernale…

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da assaporare lentamente …

in un pomeriggio pigro e assonnato…con fuori la neve…e il caminetto acceso…

io vi aspetto….

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Ingredienti  (per 6-8 porzioni)

mele 3

pere 3

arance 2

prugne secche 10-12

albicocche secche 10-12

zucchero di canna 100 gr

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Procedimento

Sbucciare e tagliare in sedicesimi le mele e le pere, lavare e tagliare a fette le arance con la buccia, mescolare con le prugne, le albicocche e lo zucchero e mettere inforno ben caldo (220°-230°), in una pirofila, fino a quando incominceranno a caramellarsi.

Servire con gelato di noci.

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P.S. Un consiglio… io le arance le ho bollite  in acqua … che ho fatto bollire buttato via e rifatto bollire….per 3 volte…questo per togliere l’amaro della buccia che a me piace nella macedonia!

 Talvolta ci aggiungo del liquore all’arancia….

buona coccola a tutte…

…e torta sia… morbida con mele e noci

Oggi voglio proprio fare una torta di mele goduriosa….è da un po’ di tempo che la cerco sul web…sui libri..sulle riviste….tutte superbe..ottime…ma non era la torta che volevo…

Di solito per torta goduriosa si intende quella con triplo cioccolato…ultra fuso….super accessoriato… dove i miei due uomini  ci impazziscono…per loro torta è sinonimo di cioccolato …quello amaro…fondente..

Ovviamente anche a me piacciono…ma non sono nelle mie corde…a me piacciono le torte rustiche …ricche di tante cose buone…ad esempio adoro il burro….quello salato francese…la frutta frullata…il retrogusto di agrumi…yogurth fresco …miele….frutta secca…panna fresca….

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Tempo fa  io non mangio simmenthal  …mi fece un invito…

“E ora chiederei a Silva di Silva Avanzi Rigobello, Barbara di Son nata Paperoga, Astrid di Dolce amara deliziosa, Francesca di Ricette pensieri e idiozie ed Enrica di Coccolatime di raccontarci i loro ricordi legati alla torta di mele, e di condividere con noi la loro ricetta della torta se ne avessero voglia!”

non l’ho dimenticato….anche se il tempo è tiranno…l’ho sempre tenuto dentro di me…perché adoro le torte di mele…e come tutte noi ci riportano a ricordi d’infanzia…alle tradizioni…a cose buone…ai sapori di sempre…che ci rassicurano..ci coccolano l’anima…

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Ricordo un esperimento di mia madre…una torta di mele che  ancora ho ben impressa nella mia memoria…mai assaggiata una torta così buona..MAI…purtroppo perse la ricetta…e non le riuscì più rifarla uguale…peccato…davvero!!!

Cercando quel sapore …ho provato…sperando in cuor mio di ritrovare la MIA torta di mele…sono anni….che di tanto in tanto riprovo…

Questo è un ulteriore tentativo alla ricerca di quel sapore…di quella torta goduriosa di mele..

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Ingredienti:

2 mele

50 gr di gherigli di noci

80 gr di mascarpone fresco

70 gr di burro francese salato

120 gr di zucchero di canna

150 gr di farina integrale

3 uova

10 gr di lievito per dolci

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Procedimento:

lavorare in una ciotola il burro a temperatura ambiente e lo zucchero fino ad ottenere un impasto spumoso. Aggiungere il mascarpone e amalgare bene. Incorporare poco per volta le uova sbattute precedentemente e aggiungere la farina unita al lievito bio. continuando a mescolare affinchè l’impasto risulti omogeneo. Infine aggiungere le mele e i gherigli di noce frullati grossolanamente. Imburrare ed infarinare uno stampo da torta di 18 cm di diametro, versare l’impasto e spolverare con taaaanto zucchero a velo bio.

Cuocere in forno a 180°C  per  4o-45 minuti circa controllando con uno stecchino la cottura.

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Con questa ricetta partecipo al contest Comfort food di La cucina delle streghe

e al contest la cucina di ricordi de La Cambusa di Dalila

Alla prossima torta di mele…..

Torta rustica integrale di pere, noci e cannella


All’ora di pranzo , ferma ad un semaforo rosso, assorta nei miei pensieri …sono stata attratta da un vortice di foglie multicolori …cadendo giù dagli alberi seguivano il vento e formavano dei mulinelli… ho riflettuto su tanta bellezza e poesia in una quotidianeità che si ripete da anni… è l’autunno che  si rinnova e porta nuovo e antico assieme…

I suoi odori… sapori …colori inebriano i sensi, colorando le nostre giornate…

Questa torta parla di autunno…di tradizioni..di buono….di tepore…di antico e di nuovo

gli ingredienti naturali …genuini e di primissima qualità fanno di questa torta un tripudio di accostamenti ideali per la prima colazione o un pomeriggio con un tè nero che ben si sposa con il sapore forte e delicato assieme di questa bontà

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La ricetta prevede l’uso del’olio di oliva extravergine, una delle coltivazioni principali qui a Lucca e nella sua provincia.

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La coltura dell’olivo crebbe d’importanza sia come alimento che come aspetto produttivo, nel 1300-1400, momento in cui in tutta la Toscana si avvertì l’esigenza di incrementare e proteggere l’olivicoltura. Nelle comunità furono scritti statuti con norme precise di comportamento che influenzarono la qualità e che potessero anche identificare le varietà più comunemente coltivate. Non se ne parla molto, ma l’olio ha una tradizione, complessita’, varieta’ anche supreiore a quella del vino…..

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In particolare Lucca nei secoli scorsi si impose nelle principali industrie dell’olio, grazie all’abilita’ degli agricoltori . In lucchesia l’olivo e l’olio hanno rappresentato da sempre non solo un supporto economico ma anche stile di vita e costume sociale. Le cultivar che concorrono alla formazione dell’olio extravergine di oliva “Lucca” (che ho usato in questa ricetta) sono la Frantoio  fino al 90 %, la Leccino fino al 30 % e altre varietà minori fino al 15 %. Il gusto, fruttato di oliva da leggero a medio, fondamentalmente dolce e con sensazioni di piccante ed amaro.

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Torta rustica integrale di pere, noci e cannella

Farina integrale  g. 250

Olio extra vergine di oliva   gr. 125 = monocultivar=Frantoio  fino al 90 %, la Leccino fino al 30 % e altre varietà minori fino al 15 %.

Zucchero  di canna gr.250

Uova  4

Cannella   mezzo cucchiaino

Vanillina bio    1 bustina

Lievito per dolci   g. 10

Pere   5/6 medie

Noci   8

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Procedimento

Sbattere bene lo zucchero con l’olio, le uova , la cannella e l’essenza di vaniglia, aggiungere  la farina e per ultimo il lievito, mettere in una teglia del diametro di cm 28 ricoperta con carta forno e disporci a raggiera le pere che saranno state sbucciate e tagliate in ottavi. Cuocere in forno a 160°/180° per  1 h circa.

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Con questa ricetta partecipo all’iniziativa ExtraDOLCEMENTE sui dolci con l’Olio Extravergine organizzata da Dolcemente Pisa.

Castagnaccio con noci, scorze d’arancia e rosmarino del mio giardino….

Questa è una ricetta tipicamente autunnale…

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 Mi piace questo momento…mi piacciono i colori che sono attorno a me, mi piace l’aria più pungente che si fa strada durante la giornata, mi piace questo cielo grigio, mi piace tornare con il plaid sul divano.

 Piccoli  rituali che mi  confortano e rassicurano…

Come questa ricetta, che sa di antico…della mia toscana… di sapori della mia infanzia….

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Ecco a voi un po’ di notizie…

Il castagnaccio, localmente conosciuto come neccio, baldino, ghirighio, toppone, migliaccio o patona, in base alla sua consistenza,   è una torta di farina di castagne tipica delle zone appenniniche di Toscana e Liguria. Si tratta di un piatto tipicamente autunnale, ottenuto con farina di castagne, acqua, olio extravergine d’oliva, pinoli e uvetta, con le consuete varianti locali che prevedono l’aggiunta di altri ingredienti, tra cui rosmarino, scorze d’arancia, semi di finocchio o frutta secca.

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Il castagnaccio è il tipico cibo da strada, anticamente era la merenda degli scolari. Il venditore girovago si piazzava davanti alla scuola all’ora della campanella e la distribuiva. Il castagnaccio è di origine contadina ed è un piatto povero, in quanto la castagna si raccoglieva facilmente e quindi poco costosa e nutriente.

Le prime notizie di questo dolce risalgono al 1500 e pare sia stato ideato da un certo Pilade da Lucca, a partire dall’800 si arricchisce di uvetta e pinoli e si diffonde nel resto dell’Italia.

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Accompagnamento ideale del castagnaccio sono la ricotta o il miele di castagno, il vino novello, o i vini dolci come il vin santo.

Io spesso lo accompagno con del passito di Pantelleria, che adoro particolarmente.

Ma passiamo alla ricetta…..

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RICETTA

Per 4 persone

250 gr di farina di castagne

30 gr di pinoli

40 gr di uvetta

2/3 rametti di rosmarino fresco

Olio extra vergine di oliva

Sale

Scorza di arancia

Noci

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PROCEDIMENTO

1)      Raccogliete la farina di castagne in una capiente ciotola unitevi un pizzico di sale, 3 cucchiai di olio e, poco alla volta, 3 dl circa di acqua tiepida, versandola al centro e mescolando man mano con una frusta ; se necessario, unite ancora un po’ di acqua , quanto basta per ottenere una densa pastella. Continuate a lavorarla in modo da eliminare tutti i grumi.

2)       Coprite l’uvetta di acqua tiepida e lasciatela ammorbidire per 10 minuti. Ritagliate un disco di carta da forno sufficiente a foderare una teglia di 24 cm di diametro; bagnatelo, strizzatelo e rivestite la teglia, quindi spennellatelo e rivestite la teglia, quindi spennellate il fondo e i bordi di olio.

3)      Accendete il forno a 180°. Versate il composto preparato nella teglia, distribuitevi sopra i pinoli, le noci, la scorza tagliata a dadini piccolissimi di arancia e l’uvetta scolata e asciugata, infine cospargete con gli aghi di rosmarino. Mettete la teglia in forno e cuocete il castagnaccio per 45-50 minuti.

Il castagnaccio a fine cottura deve risultare morbido, di un bel colore bruno e con la superficie percorsa da tante piccole ‘rughe’. Il segreto sta tutto nella qualità della farina. La migliore si trova in vendita in autunno: è impalpabile e di gusto dolce e non richiede quindi necessariamente l’aggiunta di zucchero.

Una variante del castagnaccio è costituita dai cosiddetti necci, piccole frittelle sottili di acqua e farina di castagne cotte sulla brace negli appositi testi di ferro, e gustate da sole o riempite di ricotta fresca. Posso assicurarvi che sono la fine del mondo…

(fonti: Wikipedia e Sale e Pepe)

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Con questa ricetta partecipo al contest di Colors and Food di Ottobre

e al contest di Menta e Cioccolato

quindi, last but not least, partecipo al contest de Le Beatitudini in cucina