Spaghetti che fanno bene al cuore…

Mtc lancia l’ennesima sfida…SPAGHETTI AL POMODORO…e sembra impossibile ma è solo nell’Ottocento che la pasta, quasi per caso, viene abbinata al pomodoro, aprendo così un ricchissimo e nuovo capitolo nella storia della gastronomia, non solo italiana.

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Rosso come fuoco, allegria, forza ed emozione..nessun altro ortaggio ha avuto in dono dalla Natura un colore così speciale..un rosso lucido , compatto…un sapore dolce e acidulo assieme..sembra che il pomodoro sia riuscito a concentrare il sole, l’estate, la vita stessa nella sua polpa deliziosa.

 

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Da piccola non resistevo e lo mangiavo a morsi strappandolo dalla pianta di mio nonno….un sapore ineguagliabile..

 

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Noi italiani lo abbiamo valorizzato, amato e trasformato…

 L’incontro con la pasta è diventato il simbolo dell’Italia a tavola..una vera e propria identità nazionale…

 

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 Ed ecco a voi la ricetta che ho ideato per MTC un tripudio di colori e di sapori…prendendo spunto da una famosa ricetta della Cicioni…maestra degli impiattamenti chic e maga della cucina crudista

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SPAGHETTI di zucchina con sugo di datterini ed erbe aromatiche

Spaghetti di zucchina

2 grosse zucchine

1/2 limone (del mio giardino)

1 pizzico di sale

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Per il sugo di pomodori freschi

200 gr di pomodori ‘datterini’ (del contadino)

40 ml di olio extravergine di oliva

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1 cipollotto fresco (dal contadino)

peperoncino in polvere

basilico greco, timo e maggiorana (direttamente dal mio terrazzo)

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Procedimento

Preparate il sugo tagliando a metà i datterini e, dopo averli privati dell’acqua e dei semi, riduceteli in piccolissimi cubetti. Tagliate il gambo del cipollotto a rondelle diagonali sottili. Mescolate in una ciotola i pomodori, il cipollotto, l’olio, il sale e il peperoncino. Lasciate riposare e nel frattempo preparate gli spaghetti di zucchina.

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Pelate le zucchine e con un coltello affilato tagliate a listarelle regolari e sottili . Salate e mettete in acqua e limone la zucchina ridotta a spaghettino sottile.

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Formate su ogni piatto un nido di spaghettini di zucchine, sopra adagiate un nido di spaghetti trafilati in bronzo della Dynamo Camp.

Sopra condite con due cucchiai abbondanti di sugo di pomodoro e guarnite con le erbette aromatiche. Un filo di olio a crudo (della vinagrette con pomodori, cipollotto e peperoncino) per dare morbidezza ai nostri spaghetti.

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Vorrei spendere due parole per questi spaghetti…e per gli intenti degli alimenti con marchio Dynamo Camp…

ogni qualvolta che acquistate prodotti con questo marchio contribuite al sostegno delle attività della Dynamo Camp e cioè a regalare a dei bambini malati gravemente una vacanza indimenticabile sicura serena e spensierata. Dynamo Camp è il primo camp di terapia ricreativa in Italia. I bambini vengono ospitati gratuitamente e viene offerto loro un percorso atto a ricostituire la fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità.

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Ed ecco il piatto pronto in tavola …

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Con questa ricetta partecipo all’ MTC di Maggio

realtivo alla  Pasta col Pomodoro di Paola Sabino,dal Blog Fairies’ Kitchen

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Storia di una torta lucchese con i becchi di frolla e con un ripieno morbido di verdura e spezie

Tempo fa parlavo con un mio caro amico lucchese doc… mi raccontava che per il Pellegrino (qui a Lucca si chiama così il lunedi dell’Angelo o Pasquetta) si riunivano i ragazzi  armati di zaino e merenda al sacco…. si avventuravano per lunghe passeggiate… si sentivano liberi e audaci… e camminavano per ore …

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Alcuni di loro osavano la maglietta a maniche corte… altri avevano le scarpe da ginnastica ultimo tipo… i più fortunati ovviamente…

quella merenda nello zaino era costituita dalla torta coi becchi che qui esiste in tre versioni: al cioccolato, alle erbe e all’amaretto.

Le nonne erano le artefici delle magiche torte casalinghe… ho provato a chiedere a qualche anziana lucchese la ricetta ‘vera’… ognuna la cucina a proprio modo…  come la nonna … la mamma… o la zia… le hanno tramandato… con il riso… con il pane… rum… limoncello… pepe…prezzemolo….cannella o noce moscata… insomma un gran caos culinario assolutamente soggettivo e familiare…

Il sapore finale è morbido, delicato e speziato… una goduria… e mai penseresti che l’ingrediente principale sia la verdura…

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 …se vi capita di passare da Lucca acquistatela in centro storico dal ‘Taddeucci’  in Piazza San Michele… dove potrete trovare anche altre specialita’ lucchesi

La ricetta è semplice…. una frolla debordante sulla teglia per poi tagliare in modo obliquo la frolla e riavvolgerla su se stessa in modo da formare la forma di un becco… è questa la sua particolarità…

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Ho deciso che la mia fonte principale fosse la mia vicina di casa ultraottantenne e lucchese fin nel midollo… dal suo cancello arrugginito mi parla agitando le mani ruvide dove il tempo ha scavato lunghi solchi violacei… per lei la ricetta è una cosa seria… mica da ridere eh! la faceva sua nonna… e NON SI USA IL RISO… giammai!!! solo pane… e MAI il prezzemolo… le erbe devono essere quasi insapori… solo ed esclusivamente spinaci e bietola (solo la parte tenera)…

Sono mondi… mondi esclusivamente femminili… di mani sapienti … che tramandano le antiche tradizioni di famiglia… dove la ricetta non è altro che una formula chimica ricca di secoli di storia familiare…

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Uso questa ricetta per gli amici labronici… per i parenti che non sono di Lucca… e restano ogni volta a bocca aperta… non credono che l’ingrediente base sia la verdura… eppure gli ingredienti mescolati con arte… donano una torta dal sapore originale…. delicato… dove la cannella e lo zucchero di canna la fanno da padroni… e le arance candite e l’uvetta col vin santo… danno aroma al tutto….

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Vi svelo questa ricetta segreta della famiglia della mia vicina… non so se apprezzerebbe vederla resa nota sul web… lei ne è gelosissima… ma credo sia una forma di passaggio delle sue tradizioni familiari… e questo mi piace… lei vivrà anche attraverso questa ricetta sul web…e questo è un omaggio a Lei..e alla sua gentilezza..e al dono che mi ha fatto…

Ecco a voi la ricetta, per le dosi mi sono affidata qui , visto che la mia vicina ha parlato  solo di manciate a occhio…

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Ingredienti:

per la pasta frolla
250 g di farina
100 g di zucchero
3 tuorli
100 g di burro
Per il ripieno
250 g di bietole lessate (solo la parte tenera)
100 g di zucchero
1 bicchiere di latte
100 g di pane raffermo
50 g di uvetta
50 g di pinoli
50 g di arancia candita
1 tuorlo
2 uova
1 limone
1 bicchierino di vin santo
cannella
noce moscata
sale
pepe

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Procedimento

Versate il latte in una ciotola, aggiungete il pane raffermo e fatelo ammorbidire. In un’altra ciotola  lasciate a bagno le uvette col vin santo. Nel frattempo, preparate una pasta frolla lavorando insieme la farina, metà zucchero, tre tuorli e il burro. Tiratela a disco e foderatevi una teglia imburrata e infarinata, in modo da ricoprire anche il bordo, bucherellate il fondo e tenete da parte in frigo. In una padella lasciate fondere una noce di burro, insaporitevi la bietola lessata (ben strizzata) e tritata per dieci minuti, salate e pepate. In una terrina amalgamate la bietola con il pane e le uvette ben strizzati, le uova e il tuorlo, la buccia grattugiata del limone, i pinoli e le arance  a pezzetti. Spruzzate il composto con il vin santo, mescolate, unite lo zucchero di canna, un pizzico di cannella e uno di noce moscata, amalgamate il tutto e versatelo sulla pasta. Ripiegate all’interno il bordo di pasta che sporge e con il coltello tagliatelo a triangoli intervallati formando una corolla di “becchi”. Infine una spolevrata finale di zucchero di canna mischiato a cannella e infornate.

Cuocete in forno caldo a 180° per quarantacinque minuti.

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Con questa ricetta partecipo al contest dell’Italia nel Piatto Raccolta di Maggio: ricette da Pic Nic 

 

Picnic

Un patè antico:crostini toscani con fegatini di pollo

Vedete questa ricetta unisce tutti noi toscani….un territorio cosi particolare con tantissime  tipicità, ma un minimo comune multiplo lo abbiamo , si sono  loro I CROSTINI DI FEGATINI…..appaiono magicamente sulle tavole delle occasioni…non ho memoria di una sola festa della mia famiglia senza di loro…ricordo i crostini della nonna di mio marito…di mia suocera…di mia madre..di mia zia..di mia nonna…mai ne ho assaggiati di uguali, sempre diversi, sia pure per delle sfumature…

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Un harem di mani intente in una ricetta che si tramanda da generazioni…

la nonna di mio marito bagnava il pane con il brodo di pollo, mia nonna ci spalmava del burro, mia suocera ci metteva il  cappero sopra, mia madre usava il ‘ramerino’ (rosmarino), mia zia friggeva il pane…insomma tutti sapori diversi…spesso anche in base alla proporzione degli ingredienti, dell’aggiunta o meno della salsa di pomodoro..oppure dall’utilizzo della salvia…

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Anche nel mitico libro di cucina dell’Artusi pubblicato nel 1891,  l’Arte del mangiare bene,  parla dei crostini di pollo, nella categoria dei principii (gli antipasti)…

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e’ inutile ho una passione folle per questi crostini..pensate che nei primi mesi di gravidanza…avevo le nausee e l’unico sollievo lo provavo con I CROSTINI DEI Fegatini di pollo (lo so strana!!!)…e vi garantisco che non mi hanno ancora annoiata…è più forte di me…

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Ovviamente questo mese partecipo a Recipe della cara Flavia e dal blog della vincitrice di Maggio Se cucino….sorrido!   potevo non scegliere questa ricetta??  no dico…secondo voi potevo resistere??

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Cosi con del buon pane nero alle noci ..abbrustolito in forno…ho assaggiato l’ennesima versione di crostini toscani….e anche questi OTTIMI!!!

Una libidine….come al solito…e come al solito un sapore diverso…i crostini sono cosi…prendere o lasciare e io me li prendo tutti!!

Ho lasciato gli ingredienti esattamente come la ricetta propone, solo il pane è quello integralissimo e con lievitazione naturale al posto del nostro pane casalingo toscano bianco

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Crostini con fegatini di pollo

Ingredienti (per 4 persone)
250 g fegatini di pollo
1/2 cipolla
3-4 foglie di salvia
vino rosso
1 cucchiaio di capperi sotto sale
4 filetti di acciuga salate
brodo (poco)
olio
sale
pepe
pane toscano

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Procedimento

Dissalare capperi e acciughe.
Tagliare il pane toscano a fettine dello spessore di c.a 1 cm.
Tritare finemente la cipolla e farla appassire in una padella nella quale sia stato scaldato un po’ di olio.
A questo punto unire le foglie di salvia e i fegatini tagliati grossolanamente.
Cuocerli pian piano sfumando con il vino ed aggiungendolo poco a poco nel caso il fondo si rivelasse troppo asciutto.
Se, al contrario, il fondo fosse troppo umido, alzare la fiamma per farlo asciugare.
Dopo circa 15 minuti, togliere la padella dal fuoco e versare i fegatini su un tagliere.
Utilizzando la mezzaluna, tritarli unitamente ai filetti di acciuga e ai capperi (è interdetto l’uso del mixer. Pena la vanificazione della consistenza del piatto!)
Rimettere il composto in padella e farlo cuocere a fiamma bassa ancora per qualche minuto aggiustando il sapore con sale e pepe.
Nel frattempo abbrustolire leggermente le fettine di pane e far intiepidire il brodo.
Immergere il fondo di ogni fettina nel brodo lasciando la parte superiore asciutta.
Disporle sul piatto di portata e spalmarvi sopra, in abbondanza, la farcia di fegatini.

Con questa ricetta partecipo a Recipe di Maggio

maggio 2015

Una garmugia…. livornese

Come sapete la Garmugia e’ uno dei piatti della tradizione lucchese che preferisco….ve ne avevo parlato qui

La garmugia è sinonimo di primavera annunciata…di verdure croccanti …di sapori che tornano dopo il freddo inverno…e questa ciclicità mi rincuora e rassicura…ogni anno..

Sollecitata dal Gruppo delle alchimiste dei sedici sapori e dal libro della Signit ‘La grammatica dei sapori’ mi sono cimentata in un piatto ‘fusion’…

un piatto che unisse  le due citta’ a me piu’ care ossia Livorno, mia citta’ natale e Lucca, citta’ in cui vivo da 15 anni. 7 12

E’ un piatto che richiede il piacere puro di cucinare senza fretta…un vero lusso per me… è un piacere senza tempo..come odorare le rose in giardino

lasciarsi avvolgere dall’aroma caldo e dall’amore che metti nel cucinare per i tuoi cari…qualcosa di superbo, antico…genuino e confortante

nel frattempo mi inebrio di profumi… una tovaglia candida…un bicchiere di buon vino… dei fiori sulla tavola…

 

Lucca e Livorno, due citta’ toscane vicine geograficamente ma lontane anni luce “caratterialmente” a causa di una storia completamente diversa: citta’ stato e Repubblica Oligarchica cinta da mura,  la prima e porto del Granducato di Toscana con un mix incredibile di etnie e religioni di tutto il mondo, la seconda.

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Lucca, gia’ capitale della Tuscia longobarda nel 574 d.C.,  e’ sempre stata una citta’ ricca con forte propensione al commercio facendo affari dalle Fiandre alla Cina;  le famiglie lucchesi piu’ potenti prestavano soldi ad alto tasso di interesse sin dal medioevo alle corti piu’ blasonate di Europa, arricchendosi ancora di piu’. Quindi con la nascita della Repubblica Oligarchica, costruivano le mura rinascimentali per proteggersi, ma non hanno mai subito alcuna invasione grazie al potere politico ed economico che faceva vincere le guerre … prima che accadessero…. come predicava il sapiente Sun Tzu nell’Arte della Guerra. Nelle stupende ville costruite nelle colline circostanti, la nobilta’ celebrava il suo potere e la sua ricchezza, lontano dagli occhi indescreti della plebe.

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Livorno, villaggio di pescatori nel medioevo, diventa il porto mediceo del Granducato di Toscana nel Rinascimento. Si sviluppera’ demograficamente in maniera rapida alla fine del ‘500 grazie alle Leggi Livornine, le quali consentivano a chiunque di venire a Livorno e professare liberamente il proprio culto, vedersi condonata ogni condanna precedente e effettuare qualunque tipo di commercio senza pagamento di dazio….

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Quindi comunita’ di greci, armeni, turchi, inglesi, olandesi-alemanni , ma soprattutto ebrei sefarditi stabilirono a Livorno la loro residenza e la sede dei loro magazzini commerciali lungo i fossi intorno alla citta’ appena costruita…. La sinagoga di Livorno, distrutta nella seconda guerra mondiale, era la piu’ grande d’Europa dopo quella di Amsterdam… ma anche schiavi, prostitute e delinquenti di ogni tipo arrivavano e sostavano a Livorno e il monumento dei Quatto Mori ne e’ il simbolo piu’ rappresentativo

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Solo questo fa capire perché l’atmosfera che si respira nelle due citta’ ancora oggi non possa essere piu’ diversa…. chiusa, elegante, tradizionalista e conservatrice la prima, cosi come aperta, tollerante, dissacrante e fatalista la seconda….

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 Ed ecco a voi la ricetta….un brodo tratto dalla ricetta autentica del cacciucco livornese e gli ingredienti tipici della  garmugia, dalla  nobile tradizione lucchese …

Garmugia livornese

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Ingredienti per 4 persone:

1 filetto di branzino (piccolo)

1 filetto di sogliola (piccola)

8 gamberoni sgusciati

300 gr di fave da sgranare

300 gr di piselli da sgranare

300 gr di asparagi

3 cipollotti

3 carciofi

1,5 l  di brodo di pesce

olio q.b.

sale e pepe

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Procedimento

In una pentola far appassire i cipollotti tritati finemente, aggiungere i carciofi a spicchietti, gli asparagi tagliati a rondelle, i piselli e le fave. Ricoprire con il brodo di pesce, aggiustare di sale e cuocere per 20 minuti; unire i due filetti tagliati a tocchi, i gamberoni e ultimare la cottura in pochissimo tempo. Servire con pane casalingo tostato. 22

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BRODO DI PESCE

1 kg di scarti di pesce

 2 porri (solo la parte bianca)

1 costola di sedano

1 foglia di alloro

2 scalogni

3 rametti di timo

1 spicchio di aglio

10 grani di pepe

3 bacche di ginepro

1 chiodo di garofano

1/2 litro di vino bianco

1  l di acqua

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Procedimento

Mettere in una pentola capiente il pesce lavato, gli scalogni tagliati grossolanamente, l’aglio, le spezie, le verdure e le erbe aromatiche legate a mazzetto. Ricoprire con l’acqua e il vino bianco e far sobbollire lentamente per circa 1 h , ma anche più abbassando la fiamma più che potete e schiumando se necessario. A cottura ultimata passare attraverso un colino a maglia fina schiacciando il pesce e le verdure con il dorso di un cucchiaio per estrarne i succhi.

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Con questa ricetta partecipo a Sedici. L’alchimia dei sapori

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Un romanzo, un dolce ….e la storia di una donna armena

Questo post nasce per il contest  di Angela 

un contest che ho subito adorato visto che parla di libri e dolci…

ho immediatamente pensato a questo libro …’Le stanze di lavanda‘ di O. Khayat..non chiedetemi perchè…visto che è un libro dove non si accenna minimamente al cibo…

viene citato solo una volta un dolce: una charlotte di fragole per il compleanno della sorellina della protagosnita ,Lucine, come la chiamava il nonno…

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E’ un romanzo che parla di una nonna (Lucine appunto) che narra alla nipote Joraya la sua vita , una vita mille volte dispersa….

Narra la tragedia della sua ricca famiglia armena, della sua infanzia dorata e felice fatta di mille baci all’odore di lavanda …l’odore di sua madre…

ma il suo paradiso va in frantumi ….la sua famiglia viene distrutta dai Turchi e per lei e la sua sorellina  Marie …inizia un’odissea segnata da marce forzate, umiliazioni e crudeltà. E’ la diaspora, che porterà gli armeni a perdersi nel mondo…

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Lucine e’ una donna dilaniata dal dolore eppure vive e palpita e soprattutto RICORDA…i ricordi le appartengono forse più delle parole….sono tante fragili tracce impresse dentro di lei..

…. dentro di noi…

Questo libro me lo consigliò anni fa la mia amica Serena…una donna siciliana nell’anima…un’anima troppe volte graffiata dal dolore…è una donna dai capelli corvini e dalle labbra color rosso ciliegia…ha gli occhi da lupa, che ti scrutano dentro….e una rara capacità di tolleranza, soprattutto con se stessa…

Lei conosce bene il senso del ricordo…

In fondo è radicato in noi…e i nostri cari vivono attraverso noi…attraverso i nostri flash back che, come in un film, si presentano puntuali …senza che tu possa prevederli…una canzone..un odore…un sapore e loro ti fanno compagnia…nel tempo ..superato il dolore lanciante …quando il dolore si affievolisce …ti danno anche gioia…una gioia fugace e intensa…e quando il ricordo finisce …finisce quell’attimo e ti lascia una malinconia che fa parte di te..convivi con lei…e ti è diventata amica…

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Per la scelta del dolce mi sono basata  sulla tradizione armena…volevo un dolce del ricordo…un dolce carico di tradizione….un dolce che potesse attraversare la cultura di un popolo

la Paklava mi ha colpita…un dolce simile ad una sfoglia alle noci… viene anche chiamato ‘dolce del deserto persiano’..di fatto è una ricetta ampiamente diffusa sotto influssi arabi, turco-armeni, greci e balcanici….

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viene citatao da Aznavour in un’intervista di molti anni fa… nel libro ‘Caffè Babilonia’ e nella ‘Cucina color zafferano’…

un dolce che attraversa l’impero ottomano e oltre…l’Asia Centrale…

un dolce che parla di stirpi …avvicendate nel tempo…parla di acqua di rose seducente e avvolgente.

Viene servito con un tè speziato…anch’esso assolutamente tipico della tradizione del popolo armeno…

…. e siccome i piatti sono memoria ho voluto creare un dolce che fosse un insieme di emozioni e sensazioni..in onore di un ricordo…

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Gli ingredienti sono gli stessi della paklava…ma rielabrata da me …in funzione del romanzo…ho sostituito alcuni ingredienti con altri per rievocare le stanze dall’odore di lavanda…un dolce per Lucine..per noi tutti…perchè l’odore di lavanda ci accompagni nei nostri ricordi…il sapore di lavanda ci rincuori…e la sua consistenza ci rassicuri… morbida e solida allo stesso tempo…perchè così sono le nostre radici..

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La Paklava è un dolce armeno antico e tradizionale, veniva preparato nel periodo della Quaresima…Una catasta di fogli di pasta fillo annegate in un oceano di sciroppo alle rose e nascoste sotto un letto di noci, pistacchi e mandorle tritate…miele e burro….

ma il mio dolce può non avere  il sentore di lavanda?….

non ho trovato la pasta fillo…ed allora ecco la mia versione personale

con BURRO, NOCI, PISTACCHI, MANDORLE e yogurth denso.

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Dolce del ricordo

Ingredienti

200 gr di zucchero di canna

4 uova

200 gr di farina Petra per dolci lievitati

125 gr di yogurth alla vaniglia bio

50 gr di pistacchi

50 gr di noci

50 gr di mandorle

125 gr di burro non salato

1 bustina di lievito

Procedimento

Sgusciate le uova e versatele in un contenitore, unite lo zucchero e montate fino ad ottenere un composto cremoso e soffice.

Setacciate la farina e il lievito e aggiungeteli alle uova.

Unite il burro e lo yogurth fino ad ottenere un composto omogeneo (io ho usato il KA ed ho aggiunto il burro freddo tagliato a dadini).

A questo punto riducete a pezzettini la frutta secca nel mortaio.

Unire i pezzettini al composto.

Ungere la teglia con burro e spolverare di farina.

Infornate a 160° per circa 1 h. (ovviamente dipende dal vostro forno, fate sempre la prova dello stecchino).

Guarnite con un velo sottile di zucchero a velo e con parte del composto che avete ridotto a pezzettini nel mortaio (mandorle, pistacchi, noci).

Per servire la torta ho creato una panna con semini secchi di lavanda e olio di lavanda per uso alimentare (una goccia per 200 ml di panna liquida) e usato lo zucchero zucchero vanigliato (buonissima).

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Anche la torta è buonissima , un misto fra torta paradiso e torta rustica integrale.

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Ho servito la torta con la panna accompagnata da un HAMEMOV  TEY un tè speziato della tradizione armena.

5 cucchiaini di tè a vostra scelta

6 tazze di acqua

4 chiodi di garofano

1 stecca di cannella

3 grani di pepe di Giamaica

1 cucchiaio di succo di limone

Fate bollire l’acqua con le spezie per 10 minuti. Filtratela, unite il succo di limone e riportatela ad ebollizione.

Mettete il tè in un colino, appoggiatelo sopra una teierae versate sopra l’infuso di spezie.

Servita a parte con miele di lavanda.

Con questa ricetta partecipo al contest C’era una torta

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Valencia a Pasqua….sole, sangria e tapas!

Valencia mi ha ricaricata di ‘buena vida’… Sono tornata con un paio di occhiali rosa …pieni di ottimismo e di energia per nuovi progetti… Il cibo, i colori , le luci, il calore della gente mi hanno avvolta di allegria e buon umore… ma la cosa che piu’ mi ha colpito e’ indubbiamente il contrasto antico-moderno di cui la citta’ e’ impregnata…. e cio’ dovuto ad una progettualita’ e voglia di rischiare, mettendo opere moderne in un tessuto di una citta’ antica… e mi chiedo il PERCHE’ cio’ viene fatto in Spagna come in Francia ma molto, molto raramente in Italia?

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                                                                                                      Orto Botanico

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                                                                                               Stazione Nord

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                                                                                               Torres de Serranos

Valencia ha un carattere estroverso, la vita è nelle strade, nelle piazze, sui gradini delle Chiese, nei caffè affollati a tutte le ore.

Abbiamo preso delle tapas con della birra fresca da Sagardi

Ve lo consiglio per il clima chic, accogliente e allo stesso tempo easy che si respira nel locale…camerieri che passano tra i tavoli con vassoi di tapas calde…qui si paga contando gli stecchini di ciò che hai consumato…

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15 17 16 Oppure all’ora di pranzo , baciati dal sole, nella Placa del doctor  Collado a uno dei tanti locali con musica dal vivo , una sangria e un piatto di Patatas a la riojana    1 ©     birra

La cattedrale di Valencia, in stile gotico,  sorge in un luogo che già apparteneva nel passato ad un tempio romano e poi ad una moschea musulmana…

Si narra che il Santo Graal qui conservato sia quello originale…

cattedrale 1   cat1 cupola fontana

Ci siam tornati per Pasqua…per la Santa messa ….è sempre emozionante trovarsi in luoghi diversi con usanze diverse dall’Italia nei momenti delle festività…ricordo la messa nella notte di Pasqua a Notre Dame del 2010…o il Natale del 2011 a New York nella Cattedrale di St. Patrick’s…sensazioni strane e intense per me che ho avuto una famiglia che teneva molto alle tradizioni e alle ricorrenze da passare assieme…

madonna

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  messa Un clima mite ci ha accolto e noi ne abbiamo approfittato per una lunga passeggiata sul lungomare con palme che svettano imponenti e arabeggianti … © …abbiamo pranzato a La Pepica... un venticello ci spettinava dispettoso i capelli…il sole ci accarezzava le guance e un vino bianco fresco con telline per antipasto  e una paella da urlo… ci han fatto godere della buona cucina spagnola…questo locale è caratteristico..obbligatoria la prenotazione…   _DSC0810 _DSC0827 1 _DSC0816 E’ un ristorante storico, frequentato dai Reali di Spagna e, durante il suo soggiorno, da Hemingway…

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  Il contrasto fra i palazzi maestosi bianchi e il cielo azzurro intenso, gli alberi in fiore,ed ancora alberi di arance e limoni, il verde delle palme che svettano imponenti e arabeggianti sulla città, sul lungomare , in periferia.   2 Qui la storia si respira..trasuda da ogni poro della città…

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Valencia, prima dominio Romano, poi Visigoto e Arabo… quante culture prima degli aragonesi…e pensate che nel Quattrocento era una delle citta’ piu’ ricche d’Europa e il suo “rinascimento” mi ha fatto venire in mente quello di Firenze sotto i Medici o di Digione sotto i Valois. Ossia citta’ “minori”, al centro di ricchi scambi commerciali, in cui si creavano corti dove venivano chiamati artisti da tutte le parti d’Europa per celebrare il potere e la ricchezza dei governanti locali

renconada ok © Palacio del Marquès de dos Aguas

Paradossalmente pero’ per Valencia questa fu anche l’inizio della fine: i ricchi banchieri valenciani finanziarono Isabella di Castiglia per il viaggio di Cristoforo Colombo… e la conseguenza fu che dopo la scoperta dell’America, il centro degli scambi si sposto’ dal Mediterraneo all’Atlantico, dando inizio alla decadenza di Valencia…

4 L’esempio piu’ alto dell’arte del periodo e’ la Lonja de la Seta, magnifico edificio civile in stile gotico dove si effettuavano scambi commerciali….. Stupendo! _DSC0113 _DSC0124 Per farmi calare ancora di più nel periodo storico c’era un fotografo con un donna in costume antico ..notate l’acconciatura!!! _DSC0145 _DSC0132 _DSC0134

Una colazione all’ HORCHATERIA DE SANTA CATERINA ve la consiglio..in questa antica pasticceria potrete assaggiare la famosa Horchata, bevanda tipica della città…(a me non è piaciuta) servita fredda con farton spolverato di zucchero a velo e della cioccolata calda con i churros zuccherosi ..(questo mi è piaciuto moltissimo)

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La sera una cena da CASA ROBERTO   ve la consiglio di tutto cuore….abbiamo degustato un iberico alimentato solo a ghiande e tagliato sul momento a mano dal cameriere DIVINO e profumatissimo…e una paella sublime con del Cava soave e fresco, un vino spagnolo fatto con il metodo classico: una bollicina stupenda!

una crema catalana e un liquorino alle erbe artigianale ottimo …

il locale è  arredato con semplicità …sembra più una trattoria media italiana…ma la cucina e la qualità del servizio meritano davvero! anche qui serve la prenotazione….

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Una visita al Mercado Central il cuore pulsante della città…opera degli architetti modernisti Alejandro Soler e Francisco Guardia …l’attrattiva pricipale sono le cupole realizzate in vetro-ceramica e ferro …

se desideri una degustazione  di frutta fresca e di succhi  appena spremuti qui è il luogo adatto…senza contare pesce, salumi, formaggi , verdure di ogni tipo e genere..un tripudio di odori e colori…il tutto accompagnato dall’estrema gentilezza dei venditori….

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 … e poi due cose uniche che non ho visto in nessun’altra citta del Mondo… Prima il parco cittadino, lungo 9 Km creato nel letto del fiume Turia quando nel 1958 e’ stato deciso di deviarne il corso a causa delle continue alluvioni…. pensate che inizialmente avevano pensato di farci un’autostrada!! Poi fortunatamente, dopo la caduta del regime franchista, fu deciso di farci un parco cittadino: ora il vecchio letto del fiume e’ pieno di alberi, giardini, piste ciclabili, parchi giochi, campi sportivi…. insomma uno spazio fantastico di socializzazione nel centro della citta’…. Devo dire che anche la mia Lucca ha uno splendido parco di 4,4 km sulle Mura rinascimentali creato da Maria Luisa di Borbone all’inizio dell’Ottocento, ma quando il parco/passeggiata e’ stata creata, le Mura di Lucca esistevano gia’…. A Valencia hanno deviato un fiume…

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Seconda, la fantastica Citta’ delle Arti e delle Scienze (anch’essa costruita sul letto del fiume Tura) del mitico archistar Santiago Calatrava…. Dire che si tratta di un’opera visionaria e’ troppo riduttivo… Me ne avevano parlato, ma finche’ non la vedi dal vivo non ti puoi rendere conto! Come le cattedrali romaniche e gotiche nel X-XI secolo erano delle imprese fantastiche nella cui costruzione i maestri muraturi e le maestranze impiegavano anche fino a cento anni, questa cattedrale del XXI secolo e’ un insieme di luoghi, palazzi, giardini, musei che una persona normale non potrebbe neppure pensare, non dico realizzare… Molte polemiche hanno coinvolto Calatrava per questo lavoro (..e non solo per questo…) portando la municipalita’ di Valencia quasi al fallimento per un buco da 700 milioni di Euro …

_DSC0529 ok _DSC0585 _DSC0595 _DSC0765   _DSC0769 _DSC0502 _DSC0774   Abbiamo visitato  il Parco oceanografico di Valencia ….sinceramente mi si è stretto il cuore per quei poveri animali costretti in spazi angusti… _DSC0601 _DSC0608 _DSC0658   accattivante lo spettacolo dei delfini… _DSC0722 abbiamo pranzato nel ‘Submarino Restaurant’ immersi in un acquario come pareti…molto suggestivo ed il ristorante è ottimo con menù degustazione abbordabile… 18 10985236_352999048236628_9045722860719525393_n[1]

                                                                                                                                                                                                                                                           Mi son servite le dritte di Giulia e del suo ragazzo Tommaso, scaricate dai loro blog..ai quali ho aggiunto altre dritte della mia amorevole Lucia, medico  e  organizzatrice di viaggi mancata..è perfetta….dai vini tipici…ai cibi particolari…ai posticini chic

Spero di esservi stata utile…. Al prossimo viaggio…