Storia di una torta lucchese con i becchi di frolla e con un ripieno morbido di verdura e spezie

Tempo fa parlavo con un mio caro amico lucchese doc… mi raccontava che per il Pellegrino (qui a Lucca si chiama così il lunedi dell’Angelo o Pasquetta) si riunivano i ragazzi  armati di zaino e merenda al sacco…. si avventuravano per lunghe passeggiate… si sentivano liberi e audaci… e camminavano per ore …

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Alcuni di loro osavano la maglietta a maniche corte… altri avevano le scarpe da ginnastica ultimo tipo… i più fortunati ovviamente…

quella merenda nello zaino era costituita dalla torta coi becchi che qui esiste in tre versioni: al cioccolato, alle erbe e all’amaretto.

Le nonne erano le artefici delle magiche torte casalinghe… ho provato a chiedere a qualche anziana lucchese la ricetta ‘vera’… ognuna la cucina a proprio modo…  come la nonna … la mamma… o la zia… le hanno tramandato… con il riso… con il pane… rum… limoncello… pepe…prezzemolo….cannella o noce moscata… insomma un gran caos culinario assolutamente soggettivo e familiare…

Il sapore finale è morbido, delicato e speziato… una goduria… e mai penseresti che l’ingrediente principale sia la verdura…

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 …se vi capita di passare da Lucca acquistatela in centro storico dal ‘Taddeucci’  in Piazza San Michele… dove potrete trovare anche altre specialita’ lucchesi

La ricetta è semplice…. una frolla debordante sulla teglia per poi tagliare in modo obliquo la frolla e riavvolgerla su se stessa in modo da formare la forma di un becco… è questa la sua particolarità…

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Ho deciso che la mia fonte principale fosse la mia vicina di casa ultraottantenne e lucchese fin nel midollo… dal suo cancello arrugginito mi parla agitando le mani ruvide dove il tempo ha scavato lunghi solchi violacei… per lei la ricetta è una cosa seria… mica da ridere eh! la faceva sua nonna… e NON SI USA IL RISO… giammai!!! solo pane… e MAI il prezzemolo… le erbe devono essere quasi insapori… solo ed esclusivamente spinaci e bietola (solo la parte tenera)…

Sono mondi… mondi esclusivamente femminili… di mani sapienti … che tramandano le antiche tradizioni di famiglia… dove la ricetta non è altro che una formula chimica ricca di secoli di storia familiare…

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Uso questa ricetta per gli amici labronici… per i parenti che non sono di Lucca… e restano ogni volta a bocca aperta… non credono che l’ingrediente base sia la verdura… eppure gli ingredienti mescolati con arte… donano una torta dal sapore originale…. delicato… dove la cannella e lo zucchero di canna la fanno da padroni… e le arance candite e l’uvetta col vin santo… danno aroma al tutto….

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Vi svelo questa ricetta segreta della famiglia della mia vicina… non so se apprezzerebbe vederla resa nota sul web… lei ne è gelosissima… ma credo sia una forma di passaggio delle sue tradizioni familiari… e questo mi piace… lei vivrà anche attraverso questa ricetta sul web…e questo è un omaggio a Lei..e alla sua gentilezza..e al dono che mi ha fatto…

Ecco a voi la ricetta, per le dosi mi sono affidata qui , visto che la mia vicina ha parlato  solo di manciate a occhio…

coccola

Ingredienti:

per la pasta frolla
250 g di farina
100 g di zucchero
3 tuorli
100 g di burro
Per il ripieno
250 g di bietole lessate (solo la parte tenera)
100 g di zucchero
1 bicchiere di latte
100 g di pane raffermo
50 g di uvetta
50 g di pinoli
50 g di arancia candita
1 tuorlo
2 uova
1 limone
1 bicchierino di vin santo
cannella
noce moscata
sale
pepe

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Procedimento

Versate il latte in una ciotola, aggiungete il pane raffermo e fatelo ammorbidire. In un’altra ciotola  lasciate a bagno le uvette col vin santo. Nel frattempo, preparate una pasta frolla lavorando insieme la farina, metà zucchero, tre tuorli e il burro. Tiratela a disco e foderatevi una teglia imburrata e infarinata, in modo da ricoprire anche il bordo, bucherellate il fondo e tenete da parte in frigo. In una padella lasciate fondere una noce di burro, insaporitevi la bietola lessata (ben strizzata) e tritata per dieci minuti, salate e pepate. In una terrina amalgamate la bietola con il pane e le uvette ben strizzati, le uova e il tuorlo, la buccia grattugiata del limone, i pinoli e le arance  a pezzetti. Spruzzate il composto con il vin santo, mescolate, unite lo zucchero di canna, un pizzico di cannella e uno di noce moscata, amalgamate il tutto e versatelo sulla pasta. Ripiegate all’interno il bordo di pasta che sporge e con il coltello tagliatelo a triangoli intervallati formando una corolla di “becchi”. Infine una spolevrata finale di zucchero di canna mischiato a cannella e infornate.

Cuocete in forno caldo a 180° per quarantacinque minuti.

coccola time

 

Con questa ricetta partecipo al contest dell’Italia nel Piatto Raccolta di Maggio: ricette da Pic Nic 

 

Picnic

Risotto all’olio…W la semplicità!!!

 

Il risotto è il classico comfort food…mi rincuora…mi rassicura…mi accarezza l’anima… mi avvolge… e mi tenta…cremoso ..fumante e caldo…

 

 

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Questo risotto per me è come l’abbraccio caldo del primo maglione di lana…dell’autunno appena arrivato…delle giornate di sole limpido…del cielo azzurro sulle prime foglie ingiallite….

Un maglione…un maglione per indossare i colori dell’autunno…il tepore e la morbidezza della lana…altri giorni freddi ci aspetteranno..ecco vorrei un maglione di lana a trecce…come se qualcuno ancora avesse il tempo e l’amore di sferruzzare per me…

lo vorrei grande..per sentirmi dentro piccolina e protetta…

lo vorrei color verde intenso…come il cavolo nero ….oppure rosso cupo come il rosso della cipolla toscana…

vorrei un maglione che mi confortasse dalle mie malinconie e mi donasse i colori caldi dell’autunno…tutti dentro al mio risotto…dentro la lentezza e l’intensità dell’olio…un benessere limpido racchiuso in una dose di riso…

 

 

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Gli ingredienti sono della mia zona…rigorosamente a Km 0…sporchi di terra ….dal sapore intenso e autentico…schietto…come la mia toscana…come l’orto di mio nonno nella fattoria sopra la collina che ora non esiste più….

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Risotto all’olio con polvere di cavolo nero e coriandoli di cipolla e brodo di patate

Ingredienti

Riso carnaroli Acquarello

patate della Garfagnana

qualche foglia di cavolo nero toscano

una cipolla rossa di Ponte a Moriano

sal de fleur

olio congelato

radicchio toscano

UTILIZZO DEGLI INGREDIENTI

Porre le patate con la buccia in acqua e dopo filtrare. Questa sarà l’acqua di cottura del nostro risotto, che avrà un retrogusto di terra.

Con 4 o 5 foglie di cavolo nero si crea una POLVERE DI CAVOLO. Si lavano le foglie e si asciugano perfettamente. Si toglie la parte centrale più chiara e dura. La sola parte verde si mette in forno a 150 ° per 30 minuti circa (dipende dal vostro forno) con lo sportello del forno semiaperto. Dopodichè si aspetta che il tutto si freddi e si frulla…più frullate più si polverizza.

 

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Allo stesso modo si procede per i CORIANDOLI  DI CIPOLLA ROSSA.

 

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Si taglia sottilmente la cipolla. e si mette in forno a 180° per 40 minuti sempre con il forno semiaperto.

Procedimento

Di fondamentale importanza è la tostatura del riso (che manco a dirlo deve essere Carnaroli e di ottima qualità)

Il riso deve essere tostatato senza niente, fino a che non sentirete un aroma avvolgente sprigionare dal vostro riso tostato.

A questo punto procedete ad usare l’acqua di cottura delle patate (filtrata perfettamente…io ho usato una garza oltre al colino ) diluendo il vostro riso.

A fine cottura aggiungere i coriandoli di cipolla rossa, che coloreranno il vostro riso dandogli un gusto più deciso.

La mantecatura verrà eseguita con i dadini di olio congelato.

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Impiattare ed aggiungere la polvere di cavolo nero .

Infine inserire un ciuffo di radicchio toscano, ma essendo in autunno anche delle scagliette di tartufo bianco…che ho malamente dimenticato in frigo!!!!

 

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Con questa ricetta partecipo al contest Colesterolo “cattivo”? No grazie!, organizzato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, nella categoria PRIMI

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Spiedini di pesce con olio al prezzemolo…

 

Sta arrivando il primo vero freddo della stagione….e ho deciso di entrare in letargo… con qualcosa di buono…sfizioso…chic…senza ansia …e con gioia…

Non sono una vera cuoca…ma amo mangiare bene…e soprattutto amo cucinare per gli altri…

Non so se avete mai letto il romanzo o visto il film ‘Dolce come il cioccolato’…

Nel libro la Esquivel nutre un pensiero ricorrente…quello che l’umore di chi cucina passi nel cibo…e venga assorbito da chi poi lo mangia..

un libro surreale e avvolgente..che si legge in una giornata al mare…

Ecco io sono convinta che se …quando ci dedichiamo alla cucina cuociamo pezzi di emozioni …nutriamo pensieri felici… e cantiamo allegramente…quel che prepariamo sarà più buono…

 

 

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Cosi ho deciso di lasciarmi andare alla mia voglia del momento…

in sottofondo della musica classica..Mozart per l’esattezza….mai ascoltata Lacrimosa? ve la consiglio…del Bramito ghiacciato…e piano piano andare in cucina a cercare il barattolo del sesamo…

 

 

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‘… L’odore delle mandorle abbrustolite..il baccano delle pentole, la melodiosa voce di Tita che cantava cucinando, avevano risvegliato nuove sensazioni in Pedro . E così, come la vicinanza con l’essere amato, il suo odore, le carezze dei giochi d’amore, preannunciano all’amante il momento dell’intima unione, così questi suoni e questi odori, soprattutto quello del sesamo tostato, preannuciavano a Pedro il momento di un profondo piacere culinario.”

 

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Ingredienti per 10 spiedini

120 gr di  rana pescatrice

15  gamberoni sgusciati

1o cozze

10 rametti di rosmarino

2 rametti di timo

2 spicchi di aglio

1 limone

1 dl di vino bianco

1 peperone rosso

1 zucchina

50 gr di sesamo tostato

20 foglie di prezzemolo

olio extravergine d’oliva Agricola Doria

sale integrale

pepe in grani

 

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Procedimento

Tagliare il pesce ricavando 10 dadini. Lavare i gamberi, sgusciare e togliere il filo nero dorsale. Pulire le cozze e fare aprire in una padella ben calda con un filo di olio, il timo, uno spicchio di aglio e il vino bianco. Togliere i molluschi dalle valve e filtrare l’acqua di cottura.

Dividere il peperone in quarti, pulire internamente, pelare e ritagliare dei quadretti di 2 centimetri di lato.

Asportare la parte verde delle zucchina ricavando dei nastri spessi circa 3 millimetri; ritagliarli quindi a quadretti di 2 centimetri di lato.

Mettere tutti gli ingredienti preparati in un’insalatiera e fare marinare per 4 ore con un poco di olio, uno spicchio di aglio tagliato a fettine, la scorza del limone tagliata a julienne fine, il liquido di cottura delle cozze, alcuni grani di pepe pestati, il timo e alcuni agli di rosmarino ricavati dalla base dei rametti.

Frullare le foglie di prezzemolo con alcuni cucchiai di olio, una presa di sale e alcune gocce di limone, fino ad ottenere una salsa fluida e ben emulsionata.

Togliere gli aghi di rosmarino dalla parte terminale e centrale di tutti i rametti per poterli utilizzare come spiedini. Lasciare solamente un cuffo all’estremità superiore. Infilzare quindi pesce, gamberi, cozze e verdure, alternando i vari ingredienti.

Cuocere gli spiedini alla brace, salare leggermente dopodichè passare da un lato sul sesamo tostato. Accompagnare gli spiedini con l’emulsione di olio e prezzemolo.

 

pesce

 

Con questa ricetta partecipo al contest “Sano come un pesce” del Blog Il caffè delle donne….

 

 

Waterzooi – Zuppa di Pollo con Porri, Prezzemolo e Panna

Parlare di viaggi mi arricchisce ogni volta dentro….i ricordi…il cibo… le emozioni… l’atmosfera… un luogo…. abitudini diverse e nuove… la storia del popolo….le caratteristiche geografiche..il clima..il cibo…

a

Autunno…canali…battelli…posti romantici …. i Belgi sono gentilissimi e accoglienti…cioccolata…merletti…stoffe antiche con trame grezze…birra a fiumi … di quella buona…

si parla fiammingo…e si sorride molto…e il mezzo di locomozione principale è la bicicletta…

e

giovani universitari in giro sul canale…aperitivi in barca…locali con plaid multicolori…candele ovunque…

piatto nazionale i muscoli con patatine fritte…

b

d

c

domenica sera…vigilia del rientro in Italia…

ristorante sul canale…si cena fuori con il fungo che ti riscalda e i plaid…preferiamo entrare dentro…il locale è in legno…rustico…ma non è kitch….l’apparecchiatura è curata pur essendo spartana…prendiamo un piatto unico e una birra da degustazione ….

f

e così arriva il nostro waterzooi…caldo..rinfrancante…con pezzi di pollo magrissimo e morbidissimo.

Il waterzooi è un piatto tipico delle Fiandre. Si tratta di un tipo di stufato, o zuppa, generalemente a base di pesce (viszooitje), sebbene possa essere realizzato anche con il pollo (kippenwaterzooi). Altri ingredienti includono verdure come carote, porri, patate, diverse spezie e creme.

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Il waterzooi di pesce può essere realizzato sia con pesci di mare che di acqua dolce; alcune specie comunemente usate per preparare la pietanza sono l’anguilla, la spigola, il merluzzo e la carpa. Il piatto è normalmente servito come una zuppa, accompagnato da pane (tipicamente la baguette) per raccogliere il liquido. Il nome del piatto è olandese e significa “acqua che bolle” (zooien” significa “bollire).

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Il piatto è noto anche come “Gentse Waterzooi”, con riferimento alla città di Ghent di cui la pietanza è originaria.

La ricetta base richiede l’uso del sedano rapa, io ho usato il sedano .

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Altre varianti sono che le verdure vengono lessate a parte e dopo inserite in un brodo di dado. Io ho messo tutto assieme eliminando il dado. E’ venuto buonissimo….caldo e gustoso….ve lo consiglio in una serata d’inverno come piatto unico…semplice e coccoloso….

Ingredienti per 4 persone

– 350 gr di patate

– 2 coste di sedano

– 2 carote medie

– 2 porri (solo la parte bianca)

– 300 gr di petto di pollo magrissimo

– il succo di mezzo limone

– sale e pepe

– 200 ml di panna liquida

Preparazione

Pulire e tagliare le verdure. Tagliare le patate a tocchetti. Mettere 750 cc di acqua con tutte le verdure.

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Dopo 15 minuti aggiungere il pollo tagliato a pezzi e salare . (il waterzoi ha i pezzi grossi di pollo, ma a me non piacciono e ho tagliato il pollo a listarelle piccole le trovo più sfiziose)

Dopo 15 minuti aggiungere la panna e il prezzemolo fresco.

Prima di servire macinare al momento il pepe.

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Con questa ricetta partecipo al Contest “Il Viaggio in un Piatto” di La Cascata dei Sapori;
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Waterzooi – Zuppa di Pollo con Porri, Prezzemolo e Panna (2)

Parlare di viaggi mi arricchisce ogni volta dentro….i ricordi…il cibo… le emozioni… l’atmosfera… un luogo…. abitudini diverse e nuove… la storia del popolo….le caratteristiche geografiche..il clima..il cibo…

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Autunno…canali…battelli…posti romantici …. i Belgi sono gentilissimi e accoglienti…cioccolata…merletti…stoffe antiche con trame grezze…birra a fiumi … di quella buona…

si parla fiammingo…e si sorride molto…e il mezzo di locomozione principale è la bicicletta…

e

giovani universitari in giro sul canale…aperitivi in barca…locali con plaid multicolori…candele ovunque…

piatto nazionale i muscoli con patatine fritte…

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domenica sera…vigilia del rientro in Italia…

ristorante sul canale…si cena fuori con il fungo che ti riscalda e i plaid…preferiamo entrare dentro…il locale è in legno…rustico…ma non è kitch….l’apparecchiatura è curata pur essendo spartana…prendiamo un piatto unico e una birra da degustazione ….

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e così arriva il nostro waterzooi…caldo..rinfrancante…con pezzi di pollo magrissimo e morbidissimo.

Il waterzooi è un piatto tipico delle Fiandre. Si tratta di un tipo di stufato, o zuppa, generalemente a base di pesce (viszooitje), sebbene possa essere realizzato anche con il pollo (kippenwaterzooi). Altri ingredienti includono verdure come carote, porri, patate, diverse spezie e creme.

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Il waterzooi di pesce può essere realizzato sia con pesci di mare che di acqua dolce; alcune specie comunemente usate per preparare la pietanza sono l’anguilla, la spigola, il merluzzo e la carpa. Il piatto è normalmente servito come una zuppa, accompagnato da pane (tipicamente la baguette) per raccogliere il liquido. Il nome del piatto è olandese e significa “acqua che bolle” (zooien” significa “bollire).

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Il piatto è noto anche come “Gentse Waterzooi”, con riferimento alla città di Ghent di cui la pietanza è originaria.

La ricetta base richiede l’uso del sedano rapa, io ho usato il sedano .

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Altre varianti sono che le verdure vengono lessate a parte e dopo inserite in un brodo di dado. Io ho messo tutto assieme eliminando il dado. E’ venuto buonissimo….caldo e gustoso….ve lo consiglio in una serata d’inverno come piatto unico…semplice e coccoloso….

Ingredienti per 4 persone

– 350 gr di patate

– 2 coste di sedano

– 2 carote medie

– 2 porri (solo la parte bianca)

– 300 gr di petto di pollo magrissimo

– il succo di mezzo limone

– sale e pepe

– 200 ml di panna liquida

Preparazione

Pulire e tagliare le verdure. Tagliare le patate a tocchetti. Mettere 750 cc di acqua con tutte le verdure.

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Dopo 15 minuti aggiungere il pollo tagliato a pezzi e salare . (il waterzoi ha i pezzi grossi di pollo, ma a me non piacciono e ho tagliato il pollo a listarelle piccole le trovo più sfiziose)

Dopo 15 minuti aggiungere la panna e il prezzemolo fresco.

Prima di servire macinare al momento il pepe.

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“in un piatto spesso c’è la storia di un luogo, di un popolo… e allora abbiamo voluto creare un’occasione per condividere ricette con chi, come a noi, piace viaggiare anche per scoprire pezzi
di storia e di sapori in una ricetta.”

con questa ricetta partecipo al contest RICETTE DI VIAGGIO  di  Auto & Donna

Torta rustica integrale di pere, noci e cannella (2)

All’ora di pranzo , ferma ad un semaforo rosso, assorta nei miei pensieri …sono stata attratta da un vortice di foglie multicolori …cadendo giù dagli alberi seguivano il vento e formavano dei mulinelli… ho riflettuto su tanta bellezza e poesia in una quotidianeità che si ripete da anni… è l’autunno che  si rinnova e porta nuovo e antico assieme…

I suoi odori… sapori …colori inebriano i sensi, colorando le nostre giornate…

Questa torta parla di autunno…di tradizioni..di buono….di tepore…di antico e di nuovo

gli ingredienti naturali …genuini e di primissima qualità fanno di questa torta un tripudio di accostamenti ideali per la prima colazione o un pomeriggio con un tè nero che ben si sposa con il sapore forte e delicato assieme di questa bontà

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La ricetta prevede l’uso del’olio di oliva extravergine, una delle coltivazioni principali qui a Lucca e nella sua provincia.

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La coltura dell’olivo crebbe d’importanza sia come alimento che come aspetto produttivo, nel 1300-1400, momento in cui in tutta la Toscana si avvertì l’esigenza di incrementare e proteggere l’olivicoltura. Nelle comunità furono scritti statuti con norme precise di comportamento che influenzarono la qualità e che potessero anche identificare le varietà più comunemente coltivate. Non se ne parla molto, ma l’olio ha una tradizione, complessita’, varieta’ anche supreiore a quella del vino…..

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In particolare Lucca nei secoli scorsi si impose nelle principali industrie dell’olio, grazie all’abilita’ degli agricoltori . In lucchesia l’olivo e l’olio hanno rappresentato da sempre non solo un supporto economico ma anche stile di vita e costume sociale. Le cultivar che concorrono alla formazione dell’olio extravergine di oliva “Lucca” (che ho usato in questa ricetta) sono la Frantoio  fino al 90 %, la Leccino fino al 30 % e altre varietà minori fino al 15 %. Il gusto, fruttato di oliva da leggero a medio, fondamentalmente dolce e con sensazioni di piccante ed amaro.

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Torta rustica integrale di pere, noci e cannella

Farina integrale  g. 250

Olio extra vergine di oliva   gr. 125 = monocultivar=Frantoio  fino al 90 %, la Leccino fino al 30 % e altre varietà minori fino al 15 %.

Zucchero  di canna gr.250

Uova  4

Cannella   mezzo cucchiaino

Vanillina bio    1 bustina

Lievito per dolci   g. 10

Pere   5/6 medie

Noci   8

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Procedimento

Sbattere bene lo zucchero con l’olio, le uova , la cannella e l’essenza di vaniglia, aggiungere  la farina e per ultimo il lievito, mettere in una teglia del diametro di cm 28 ricoperta con carta forno e disporci a raggiera le pere che saranno state sbucciate e tagliate in ottavi. Cuocere in forno a 160°/180° per  1 h circa.

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Con questa ricetta partecipo ai seguenti contest:

– Contest di ricette “Autumn is here” di Mela e Cannella

-Contest di ricette “la torta della domenica” indetto da lecosinebuone

-Contest di foto e ricette  su “Stile rustico & cibo” di Colors & Food

Castagnaccio con le mele …

In realtà questo è un dolce che non è un castagnaccio. E’ più morbido (grazie alle mele) e umido ,  quindi mangiabile in più occasioni.

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E’ di semplice esecuzione, ma vi assicuro di grande effetto visto che qui in Toscana nessuno lo fa con le mele. La scorza dell’arancia dona un retrogusto gradevolissimo che ben si sposa col miele di acacia.

Adoro i dolci rustici con ingredienti  genuini, mi fanno sentire bene…mi fanno sentire a casa…mi rassicurano..e mi rincuorano…perché sanno di cose buone…

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Esistono dolci che ti riportano alle tue origini…alla tua infanzia..e la farina di castagne per noi toscani è alla base dei ricordi. Con le mele il sapore della farina di castagne  è smorzato e diventa molto più delicato.

Ogni autunno si ripete la magia del sapore della farina di castagne pastosa e dolce naturalmente.

Dentro quel sapore e quell’odore c’è ben altro…un odore interiore….un odore che ti riporta all’inizio della scuola…alla pioggia che batte sui vetri….all’inchiostro blu…alla compagna di banco..al Manuale delle Giovani  Marmotte…agli stivali di gomma rossi…

Un odore che parla dei nonni…del dopoguerra…del cibo che sfamava…

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Questo odore prende il sopravvento e ti parla di colori…di rossi …gialli…marroni…di arancio..di prugna…di ritualità …di pioggia…di umido…di bosco….di camini accesi…di legna che arde…di cantina con i grappoli di uva a seccare…con le mele nelle ceste…con il vino nelle botti…si aspetta il vino novello…si aspetta…

 La lentezza  oggi come allora….riporta il senso della vita e delle cose…l’intensità di essere..di esistere…padroni di se stessi…e del proprio tempo…capaci di godere i dettagli di un giorno che vola via veloce…

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Castagnaccio con le mele: ricetta per 6 porzioni

Farina di castagne  250 gr (fondamentale la buona qualità, ideale è quella della Garfagnana, deve avere una consistenza impalpabile ed un sapore dolce)

Zucchero di canna  facoltativo    2 cucchiai di miele di acacia (bio)

Mele 2  (delle colline lucchesi)

Arance  1 (bio)

Olio extra vergine  delle colline lucchesi, monocultivar Leccino lucchese  ( 5 cucchiai da minestra )

Sale, acqua

Pinoli

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Procedimento

Mescolare la farina, il sale e lo zucchero e fare una pastella aggiungendo acqua fredda. Sbucciare e tagliare le mele a fettine, grattugiare la buccia dell’arancia, aggiungerle alla pastella e versare in una teglia (possibilmente di rame)  ben unta, aggiungere i pinoli e irrorare di olio la superficie .  Mettere in forno caldo (180°/200°) per 20 minuti circa.

Buon appetito…

 

 

 

Dolce estivo ai frutti di bosco e yogurt greco ….della Chiarina (2)

Agosto…mare …sole…e…piscina

 Chiacchere e risate…leggerezza dell’estate…e di avere soprattutto tempo a disposizione…

Chiedo aiuto al gineceo nell’idromassaggio…

 Ospiti a cena…necessità di qualcosa di semplice ma originale, fioccano le ricette…ma non me ne va a genio nessuna..o troppo difficoltose…o troppo lunghe…o troppo laboriose…

Annuisco ..a tutte quante…ci mettono buona volontà…e sono così simpatiche…ognuna a suo modo..ognuna nell’idromassaggio si spoglia dei tabù…e dona libero sfogo all’arte pura del cazzeggio

ma ecco che lentamente l’idromassaggio si spopola…ed arriva  la ‘Chiarina’….silenziosa…con gli occhi a cerbiatta..una biancaneve dei giorni nostri..…sorride con quel brillantino scintillante sul dente bianchissimo….’io fo un dolce semplice…che lo dissero alla mi nonna alla pro loco in montagna ’…pistoiese doc…mi snocciola la ricetta …e già l’adoro..ecco la ricetta giusta!!

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Chiarina è la simpatia in persona..buffa…sincera…menefreghista..se c’è da divertirsi parte e va..quest’anno ha fatto uno studio particolare sui bagnini….e mica se lo tiene per sé..oh no!! Ci mette al corrente noi intime..quelle di cui si fida…perché è anche un po’ diffidente..quel tanto che basta..per farla essere selettiva… giustamente… nelle amicizie e a 17 anni è un gran bene!!! Adora sua sorella ed hanno un rapporto che nel tempo  si salderà ancora di più  ed insieme affronteranno la vita..lei e’ la Giulia’ saranno il futuro della loro famiglia..in modo diverso ma complementare ne sono certa!

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La ‘chiarina’ lo fa con le pesche sciroppate e non ci mette  zucchero in quanto le pesche e il loro sughetto sono già assai dolci….io la faccio con i frutti di bosco freschi  e ci metto un pochino di zucchero.

Inutile dirvi che la ricetta è strettamente supervisionata da Chiarina…anche perché fra pochi giorni abbandonerà la sua postazione in piscina e so già che mi mancherà non vederla quotidianamente…mi mancheranno punto..la luana …e il suo sorriso contagioso…la giulia e la sua dolcezza infinita…so già che il loro rientro vuol dire l’avvicinarsi della fine dell’estate…l’avvicinarsi dell’inizio della scuola…delle giornate più brevi…del sole aranciato dell’autunno…

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INGREDIENTI

–          500 gr di yogurth greco

–          500 gr di panna

–          3 vaschette di frutti di bosco (ma anche di più se vi piace più ricco di frutta)

–          Pavesini

–          Latte

–          Zucchero vanigliato bio

–          Menta

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Procedimento

Montare la panna (con un cucchiaino di zucchero vanigliato) e aggiungere lo yogurth girando in senso orario delicatamente per non fare smontare il tutto. Lavare la frutta e metterci poco limone e zucchero vanigliato q.b.  Formare gli strati con i pavesini intinti nel latte. Pavesini +frutta + crema e continuare fino ad esaurimento della crema. Queste sono le dosi per 6 persone , ma non abbondantissime.

NOTA BENE: tenere  in frigo per 24 ore…lasciare il tempo che i sapori si sposino nella loro giusta armonia di sapori.

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Con questa ricetta partecipo al contest “Dolci al Cucchiaio” organizzato da Simo’s Cooking